Investimenti, obbligazioni: la view di JP Morgan AM

La volatilità delle ultime due settimane avvalora l’ipotesi di recessione del nostro scenario di base, considerate le tensioni causate dalla stretta monetaria nel settore bancario e il persistere dell’inflazione”. l’avvertimento arriva dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JP Morgan AM, che di seguito valuta le ultime manovre delle Banche Centrali e le loro ripercussioni sui portafogli obbligazionari.

Fondamentali

Le Banche Centrali si trovano in una situazione complicata, costrette a trovare un equilibrio tra stabilità finanziaria e stabilità dei prezzi. Prima delle riunioni delle Banche Centrali della scorsa settimana, le vicissitudini del settore bancario avevano innescato un dibattito “rialzi sì/rialzi no”, mentre gli operatori si chiedevano se il settore finanziario e il mercato più in generale potessero tollerare le conseguenze di un altro giro di vite sul fronte monetario. Tutte e tre le Banche Centrali – Federal Reserve (Fed), Banca Centrale Europea (BCE) e Banca d’Inghilterra (BoE) – hanno optato nuovamente per un aumento dei tassi. In linea con le attese del mercato, il Federal Open Market Committee (FOMC) ha aumentato il costo del denaro di 25 punti base (pb) e ha ridimensionato le indicazioni prospettiche, ma resta in attesa di ulteriori conferme sull’efficacia della stretta creditizia. Data l’incertezza che circonda le prospettive del settore bancario statunitense, ci aspettiamo che nel breve termine la Fed sospenda le manovre di inasprimento monetario. La BCE ha innalzato i tassi di 50 pb e continua a prevedere ulteriori rialzi: seguendo le orme della Fed, prima di interrompere la stretta monetaria attenderà di avere altre conferme che le restrizioni creditizie abbiano sortito effetti. La BoE ha innalzato i tassi di 25 pb e continua a fornire indicazioni prospettiche dipendenti dall’andamento dei dati.

Valutazioni quantitative

Dopo le recenti vicissitudini del settore bancario e gli ultimi interventi di stretta monetaria attuati dalle Banche Centrali, gli investitori hanno modificato sensibilmente le aspettative sulla traiettoria futura dei tassi d’interesse. Prima dei recenti timori per il settore finanziario, il mercato riteneva che le Banche Centrali avrebbero continuato a innalzare il costo del denaro. Oggi, è convinto che i tassi abbiano già raggiunto il punto di svolta e prevede manovre di allentamento entro fine anno. Tuttavia, il segmento a breve termine della curva risente in modo particolare dei rischi legati a notizie negative: difatti, ha non solo registrato un sostanziale riprezzamento, ma anche un alto livello di volatilità nel “processo di riprezzamento” rispetto alle medie di lungo termine. Per i titoli di Stato decennali dei Mercati Sviluppati, la media di lungo termine delle variazioni infragionaliere si aggira sui 7 pb. Attualmente, registriamo medie di circa 20-25 pb al giorno e abbiamo rilevato livelli di addirittura 40 pb durante l’impennata della volatilità verificatisi nelle ultime due settimane in alcuni segmenti del mercato.

Fattori tecnici

Anticipando la fine delle recenti manovre di inasprimento monetario, gli indicatori del posizionamento dei broker segnalano che gli investitori hanno scelto un orientamento più difensivo e hanno cominciato ad aumentare sia la duration dei portafogli che aggiungere steepeners, strategie orientate alla riduzione dei tassi a breve. Mentre gli investitori sono a caccia di indicatori che segnalino il superamento della fase acuta di stress, la volatilità continua a essere sostenuta: al momento l’indice MOVE, che riflette la volatilità dei tassi, è ai livelli rilevati solo nel 2020, non distanti da quelli della crisi finanziaria globale del 2008. L’attuale volatilità dei tassi è notevole anche rispetto ad altri settori. Durante la crisi finanziaria globale, nel 2008 e 2009, la volatilità dei tassi e quella dei mercati azionari andavano di pari passo, mentre a fine 2022 e inizio 2023 i percorsi sono diventati divergenti: la volatilità dei tassi è rimasta elevata, mentre quella dei mercati azionari si è attenuata. La dinamica è simile quando si mette a confronto la volatilità dei tassi con l’andamento dei mercati del credito e dei cambi. Negli anni Dieci del nuovo millennio, i bassi livelli dei tassi di interesse e i programmi di allentamento quantitativo delle Banche Centrali hanno in qualche misura soffocato la volatilità. Con la normalizzazione della politica monetaria il mercato dei tassi acquista maggiore libertà di movimento.

La volatilità dei tassi globali è ai massimi del 2008, mentre quella dei mercati azionari si è attenuata

Fonte: Bloomberg. Dati al 30 marzo 2023. Come misura della volatilità globale si utilizza una media dei mercati di Stati Uniti ed Europa. La volatilità azionaria è una media degli indici VIX e V2X; la volatilità dei tassi è una media degli indici di swapation MOVE ed EUR.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Visto che il mercato non ha ancora capito che cosa riservi il futuro, la volatilità non sarà un fenomeno passeggero. Alla luce dell’inasprimento delle condizioni finanziarie, ci posizioniamo per una recessione e sfruttiamo il rialzo dei rendimenti per allungare la duration dei portafogli. Inoltre, sottolineiamo l’importanza della selezione dei titoli perché, in contesti del genere, aumenta la dispersione tra la forza degli emittenti. Gli investitori dovrebbero privilegiare titoli di alta qualità ed essere selettivi quando scommettono sui segmenti più rischiosi del mercato.

 

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