Asset allocation: come stare in equilibrio sull’altalena dei rendimenti obbligazionari

Dopo che, nel corso del 2022, i tassi di interesse hanno iniziato a salire e l’inflazione è aumentata molto, le banche centrali sono intervenute. Naturalmente anche i mercati obbligazionari hanno cominciato a reagire. I rendimenti delle obbligazioni decennali sono risaliti.

“Dunque, i rendimenti obbligazionari a lungo termine aumentano, così come i tassi di interesse a breve termine. Ciò ha ovviamente effetto su tutte le asset class“, avverte Julian Howard, Lead Investment Director, Multi Asset Portfolios di GAM Investments, che di seguito illustra nel dettaglio la propria visione.

Se il tasso di sconto sale, il flusso di cassa va scontato a un valore attuale netto più basso. È solo un modo elegante per dire che, se i tassi a pronti salgono, il costo di opportunità è alto e gli strumenti a più lunga scadenza si fanno meno interessanti. Crediamo che questo sia stato il fenomeno principale del 2022, aggravato anche dal conflitto in Ucraina, con ripercussioni sui prezzi dell’energia, senza trascurare i problemi negli approvvigionamenti causati dalla pandemia. L’inflazione ha pesato praticamente ovunque. Ne ha risentito, in particolare, il principale mercato finanziario al mondo, ovvero gli Stati Uniti. Ha gravato soprattutto sui titoli tecnologici, per natura a lungo termine, che con il rialzo dei tassi tendono a svalutarsi. Questo forse è stato l’effetto più rilevante.

Da ottobre in poi però la situazione è migliorata e l’inflazione negli Stati Uniti ha cominciato a diminuire. I mercati e gli investitori hanno iniziato a guardare avanti.

Crediamo che una delle conclusioni possibili sia che, se il calo dell’inflazione riducesse la pressione sulle banche centrali, i rendimenti obbligazionari a più lunga scadenza potrebbero scendere nuovamente, delineando uno scenario gradualmente più positivo per gli strumenti esposti al rischio.

Possiamo dividere il 2022 in due: i primi 10 mesi, con l’impennata dell’inflazione, e poi il periodo successivo dove è iniziata una fase di riassestamento. Non sappiamo ancora a che punto si fermerà, ma la traiettoria dell’inflazione ci sembra positiva. Se guardiamo i rendimenti obbligazionari a lunga scadenza, il mercato sembra d’accordo nel prevedere un rallentamento dell’inflazione. Il sentiment sui mercati è migliorato. Lo stesso vale per l’azionario.

Con un portafoglio multi-asset è possibile proteggersi dalle fasi di ribasso dei mercati. Nel corso del 2022 ci siamo certamente riusciti. Siamo riusciti a difenderci e questo è importante perché tiene gli investitori sul mercato. Nella convinzione che le azioni fondamentalmente avanzeranno nel lungo periodo, è importante cercare di contenere la volatilità. Inoltre, con una strategia multi-asset si possono affrontare le fasi di rialzo e di ribasso dei mercati e i diversi cicli economici.

Abbiamo un approccio costruttivo sul mercato. In un certo senso investiamo sempre in azioni perché crediamo che nel lungo, nel lunghissimo termine – e lo vediamo dalla ricerca, dalla costante di Siegel, dallo studio seminale del National Bureau of Economic Research sul tasso di rendimento, tutti questi studi confermano che le azioni nel lunghissimo periodo producono un rendimento reale al netto dei dividendi tra il 6,5% e il 7%. Questo è al fulcro della nostra strategia. Sostanzialmente non avremo mai una posizione sottopesata in azioni, a meno che non siamo convinti di essere sull’orlo della fine del mondo. Ma siamo soprattutto un po’ più ottimisti. Non è una posizione neutrale, è poco sopra tale livello in questo momento per le nostre strategie multi-asset. Se consideriamo l’inflazione e la riapertura in Cina, crediamo che le prospettive siano un po’ più positive per il 2023. Non ci troviamo di fronte ai molteplici shock del 2022. Lo scandalo FTX probabilmente non ha aiutato e ha allontanato molti investitori, soprattutto i più giovani. Un cauto posizionamento, in abbinamento a un flusso di notizie leggermente più positivo, potrebbe essere la ricetta giusta per ottenere rendimenti, se non eccezionali, almeno un po’ più positivi nel 2023.

In conclusione, i mercati guardano avanti, in particolare i mercati azionari, e crediamo che questo sia il motivo per cui il sentiment è migliorato finora nel 2023, e prevedibilmente continuerà a farlo. Certo, non sarà un percorso lineare. Ci saranno momenti in cui l’inflazione risalirà, e torneremo a discuterne. In generale, però il peggio crediamo sia passato sul fronte dell’inflazione. Siamo intorno ai picchi, per cui inizierà a scendere. Sarà un processo. Ma, come abbiamo detto, i mercati guardano avanti. Per questo c’è più ottimismo. Non mancherà qualche choc esterno, tuttavia in generale l’anno dovrebbe essere più positivo.

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