Asset allocation: la view di Anima tra azioni e obbligazioni

Con l’emergere dei casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse, i mercati globali si trovano a dover affrontare una nuova variabile inattesa. Le Banche centrali, già alle prese con una crescita ancora resiliente e un’inflazione core che non rallenta, devono ora fare i conti anche con i rischi per l’economia derivanti dall’instabilità del settore finanziario. “In questo contesto, assumiamo una view positiva sulle obbligazioni core e un approccio più prudente sull’azionario“. Ad affermarlo sono gli esperti di Anima, che di seguito spiegano nel dettaglio le ragioni di questa asset allocation.

Mercati obbligazionari

Costruttivi sui governativi core

Il contesto globale giustifica un sovrappeso sui governativi core, anche in ottica difensiva, con aree di interesse a 2,10-2,15% sul Bund e 3,30% sul Treasury; si fa più fatica a trovare valore sulla parte lunga, a meno che si ritenga che la Fed tagli i tassi in tempi brevi. Al momento, i Fed Funds prezzano un avvio del ciclo espansivo piuttosto ravvicinato, con tassi al 3% per metà 2024; si tratta di una uno scenario verosimile: l’idea di fondo è che la stretta monetaria sia giunta al termine e che al primo shock finanziario inizi un ciclo di tagli piuttosto importante; ciò detto, se non si condivide quest’ipotesi, un sovrappeso sulle scadenze lunghe appare difficile da giustificare.

Sui BTP il giudizio è un po’ più prudente, per il premio al rischio politico molto basso, la penalizzazione dei Paesi più indebitati in uno scenario di rallentamento della crescita e dell’inflazione e l’aumento della possibilità di vuoti d’aria durante le fasi di avversione al rischio. Nonostante diversi fattori di supporto, prima che lo scenario diventi più costruttivo riteniamo che si dovrà passare per una fase di debolezza e volatilità.

Per quanto riguarda le obbligazioni societarie è consigliabile cautela ma senza allarmismi, poiché eventuali criticità sul debito bancario senior costringerebbero la BCE a intervenire. Il debito speculativo non è smobilizzabile e l’unica strada possibile è quella di comprare protezione, con posizioni corte dell’indice e lunghe del proprio portafoglio.

Mercati azionari

Europa: atteso un 2023 di volatilità

Il 2023 dei mercati azionari europei dovrebbe rimanere caratterizzato da un’elevata volatilità, mentre il sentiment sarà condizionato dal timore di una nuova crisi bancaria e dal rischio di una forte recessione negli Stati Uniti. A livello settoriale, esprimiamo un giudizio costruttivo sui settori telcom, information technology e beni di base, neutrale su bancari, healthcare e consumi discrezionali, negativo su industriali e servizi finanziari.

Italia: preferenza per beni discrezionali e tech

I casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse hanno aumentato sia le probabilità di recessione sia il premio al rischio sul settore finanziario; pertanto, il contesto di incertezza giustifica un approccio prudente. Fra i settori in sovrappeso possiamo citare le utilities integrate, come le municipalizzate, i beni discrezionali, di cui è stato neutralizzato il sottopeso, e i titoli tech, per i quali è in corso una valutazione circa un possibile incremento rispetto all’attuale neutralità. Il giudizio è invece negativo sulle società più indebitate e sugli industriali.

USA: sovrappeso su tech e beni di base

A marzo, nonostante la forte volatilità indotta dalla crisi di Silicon Valley Bank, l’indice S&P500 ha fatto segnare una performance positiva di circa il 4%, con i ritorni migliori registrati fra i titoli dei settori telecomunicazioni, tech e utilities. A seguito della crisi delle banche regionali abbiamo neutralizzato la nostra esposizione ai finanziari e prime, su cui esprimiamo un giudizio costruttivo. L’instabilità del settore finanziario nei Paesi sviluppati favorisce la sovraperformance dei mercati emergenti meno esposti a tali dinamiche, a partire dalla Cina. Nel complesso, il posizionamento resta invariato.

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