Obbligazioni: le nuove emissioni governative e corporate sotto la lente

Settimana intensa sul fronte macro internazionale e interno con i primi incarichi dei manager pubblici da parte del nuovo governo italiano, che dato anche nuove stime economiche riviste in positivo per il 2023, rispetto a quanto previsto in novembre nel pieno della speculazione energetica.

I mercati hanno ripreso a muoversi con logiche più macro, ignorando le situazioni critiche internazionali, dove il conflitto russo-ucraino è sempre incombente e non si vedono segnali di tregua imminenti. Oltre a questo fattore, nella settimana di Pasqua i media hanno concentrato l’attenzione sulle nuove tensioni tra la Cina e Taiwan, con scambi verbali pesanti ed esercitazioni massiccie da parte di Pechino, per la seconda volta nel giro di pochi mesi a causa della visita negli Usa di una delegazione politica di Taiwan, che fa seguito alla visita di Nancy Pelosi sull’isola qualche mese fa. In altri momenti queste situazioni avrebbero impattato in maniera pesante, al momento i mercati non le valutano a rischio e speriamo che i trader abbiano ragione.

Contraddizioni sul fronte americano dove sono state diffuse le minute relative al meeting del mese scorso, in cui diversi membri del Fomc hanno preso in considerazione l’ipotesi di sospendere gli aumenti dei tassi fino a quando la mini-crisi bancaria non fosse rientrata, ma hanno concluso, alla fine, che la priorità rimane l’abbattimento dell’inflazione.

I numeri sul Cpi di marzo pubblicati ieri, pur avendo confermato un deciso rallentamento dell’indice generale, mostrano che la componente core è ancora sotto pressione, mantenendo saldamente sul tavolo l’opzione di una nuova stretta da 25 punti base alla prossima riunione del 3 maggio. Anche se il picco di surriscaldamento dei prezzi è stato superato, ha osservato il presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin, il Cpi si mantiene ad un livello del 5% su anno che rimane ancora troppo lontano dal target della banca centrale fissato al 2%. I commenti di esponenti “dovish” evidenziano la rigidità del mercato del lavoro e un indice dei prezzi ancora troppo caldo e suggeriscono che la Fed debba continuare il suo percorso di irrigidimento, altri fattori, tra cui l’effettivo inasprimento delle condizioni del credito, potrebbero giustificare una pausa.

Alla luce di quanto emerso, numerosi analisti ritengono che l’istituto sia molto vicino a terminare il suo ciclo di rialzi, e che la possibilità o meno di un ulteriore incremento a maggio sia difficile da pronosticare. L’inflazione rimane al di sopra dell’obiettivo ed il mercato del lavoro troppo rigido, ma si tratta di indicatori in ritardo, rispetto alla situazione contingente. Gli indici prospettici, tra cui le principali indagini sulle condizioni del credito, suggeriscono che una stretta creditizia è già in atto dopo le recenti turbolenze del settore bancario. L’interruzione dell’irrigidimento monetario, per alcuni analisti, non avverrà al board del mese prossimo, quando un ulteriore rialzo di 25 punti base porterà i tassi al 5%-5,25%, ma in quella occasione Jerome Powell utilizzerà probabilmente toni molto accomodanti, aprendo le porte ad un cambiamento di politica monetaria che si concretizzerà a giugno.

Considerazioni opposte arrivano invece dalla Bce, dove per il “falco” Robert Holzmann l’outlook dei prezzi nel blocco non solo giustifica un incremento dei tassi di 50 punti base al consiglio di maggio, ma dovrebbe indurre Francoforte a proseguire successivamente sulla strada dell’inasprimento.

La banca centrale europea ha innalzato i tassi di riferimento della zona euro di complessivi 350 punti base da luglio, compresi tre aumenti di 50 punti base consecutivi, ma non ha dato indicazioni sulla riunione del 4 maggio, sostenendo che la decisione sarà influenzata dai dati in arrivo. I mercati prevedono altri 75 punti base di rialzo durante l’attuale ciclo di inasprimento. Pochi consiglieri Bce hanno fatto un riferimento preciso sull’entità della decisione del prossimo board, dopo che il mese scorso la volatilità nel settore bancario ha cambiato le prospettive nel giro di pochi giorni.

Tassi decennali nell’Eurozona che vedono sempre allineati Italia, Grecia e Cipro al 4,2% circa, mentre rimane folta l’area del 3%, mentre nella fascia del 2% vi sono l’Irlanda, Olanda, Finlandia e la Germania al 2,37%; media dei titoli EU alla soglia del 3%. Stabile la sterlina che rimane al 3,57%, con i Treasury Usa al 3,41%. Lo spread tra Btp e Bund gira sempre in area 185.

Le nuove obbligazioni governative sotto la lente

Buona l’attività settimanale di primario, con il Tesoro italliano che ha raccolto 8.5 miliardi di euro con l’emissione di due BOT annuali, 6.5 miliardi sulla scadenza 12 aprile 2024 (Isin IT0005542516)  con un rendimento del 3,39%, in discesa dal 3,613% spuntato all’asta di marzo e 2 miliardi con scadenza  14 agosto 2023 (Isin IT0005505075) con un rendimento lordo del 3,127%.

Inoltre sono stati proposti titoli a medio/lungo per massimi 9,5 miliardi di euro, tra cui un nuovo Btp a sette anni. Singolare che il Mef abbia scelto di puntare su una nuova scadenza giugno 2030, dopo aver piazzato via sindacato 10 miliardi di euro in un Btp green ottobre 2031 all’inizio del mese. Il nuovo titolo verde tuttavia, sottolineano, è stato assorbito molto bene. La scelta deriva probabilmente dalla preferenza del mercato per le scadenze medie.

Emissioni di medio/lungo anche per Madrid con 5,5-6,5 miliardi di euro in Bonos, più 250-750 milioni in indicizzati.

Nuovo bond emesso dal Brasile in dollari americani,  che è tornato a rifinanziarsi sui mercati internazionali per la prima volta dopo quasi due anni. L’ultima emissione risaliva al giugno del 2021, quando il Tesoro di Brasilia aveva raccolto 2,25 miliardi di dollari attraverso una scadenza a 10 anni con rendimento al 3,87% e una a 29 anni al 4,92%. Stavolta, il costo è risultato di gran lunga maggiore, ma d’altronde le condizioni di mercato sono profondamente diverse da quelle del 2021. Infatti, il collocamento ha prezzato il bond del Brasile a 10 anni a 98,849, a fronte di una cedola del 6%. Il rendimento annuo lordo alla scadenza del 20 ottobre 2023 risulta essere così del 6,15%. Il Tesoro ha raccolto anche stavolta 2,25 miliardi e le richieste sono state per 7,7 miliardi, sostanzialmente triple. Il rendimento iniziale era atteso in area 6,50-6,625%, ma grazie proprio agli ordini elevati è sceso parecchio. Il premio offerto sui T-bond a 10 anni è stato di 385 punti base. Rating BB-/Ba2. Isin US105756CF53 e taglio minimo da 200mila dollari con multipli di mille.

I nuovi bond corporate sotto i riflettori

Sul fronte corporate e finanziari, la settimana è stata dominata dalle emissioni covered bond. Si tratta di obbligazioni bancarie caratterizzate da un profilo di rischio piuttosto basso e da un’elevata liquidità: Credit Agricole con un bond covered da 1.25 miliardi di euro sulla scadenza 18 ottobre 2031. All’obbligazione covered (Isin FR001400H9H2) è stato assegnato il massimo rating AAA.   Prime indicazioni di rendimento in area 30 punti base sopra il tasso midswap, abbassate a 28 punti base con ordini che hanno raggiunto quota 1.6 miliardi. Nel dettaglio il bond paga una cedola annua lorda pari a 3.125%, prezzo  99.946 equivalente a un rendimento del 3.135%. Lotto minimo di 100mila euro con multipli di 100mila.

Deal fotocopia da parte della francese La Banque Postale con un’obbligazione covered da 1 miliardo di euro sulla scadenza febbraio 2029. Alle obbligazioni covered è stato assegnato il massimo rating: AAA.  Cedola 3.125%, prezzo 99.456, rendimento 3.23% equivalente a 22 punti base sopra il  tasso midswap, ababassato dai 26 punti iniziali. Lotto minimo di 100mila euro con multipli di 100mila e Isin FR001400HF42.

Banco Santander Totta si è finanziato con un covered bond dell’ammontare di 750 milioni di euro e scadenza 19 aprile 2028. Spreaad finale fissato a 43 punti base sul tasso  midswap, rispetto ai 45 punti iniziali. Nel dettaglio l’obbligazione paga una cedola lorda del 3.375%, prezzo 99.521 e rendimento 3.481%. Rating Aa2/AA-, Isin PTBSPAOM0008 e lotto minimo di 100mila euro con multipli di 100mila.

HYPO NOE Landesbank fuer Niederoesterreich und Wien ha collocato un’obbligazione covered sulla scadenza aprile 2028 con uno spread di 26 punti base sopra il tasso midswap. Nel dettaglio: cedola 3.25%, prezzo 99.809, rendimento 3.292%, Isin AT0000A33N23, lotto minimo di 100mila euro con multipli di 100mila e rating Aa1.

Grandi ritorni anche per i nostri big, dove Hera ha  iniziato il collocamento di una nuova obbligazione senior con scadenza decennale, 24 aprile 2033. L’obbligazione ha un ammontare di 500 milioni di euro. Prime indicazioni di rendimento in area 170 punti base sopra il tasso midswap. Ratin BBB+ e lotto minimo di 100mila euro con multipli di mille.

Generali ha dato il via ad una tender offer su titoli in circolazione e sta collocando un nuovo tier 2 per 500 milioni, con richieste che hanno superato i 3,9 miliardi ed hanno permesso la riduzione dello spread iniziale da ms+285 ad ms+240.

La holding di Warren Buffett, Berkshire Hathaway, sarà la prima a rifinanziarsi sul mercato obbligazionario nipponico con l’insediamento di Kazuo Ueda, il nuovo governatore della Banca del Giappone con l’emissione di un bond in yen in sette tranche per 1.000 miliardi, cioè circa 7,5 miliardi di dollari.

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