Asset allocation, la Cina riparte: le implicazioni per gli investimenti

La riapertura economica della Cina, avvenuta prima del previsto dopo la brusca fine della politica zero-Covid, è considerata come uno degli eventi determinanti per il 2023. Due gli scenari, alternativi, frutto della riapertura dell’economia secondo Carolyn Chu e Chris Kushlis, Credit Analyst di T. Rowe Price, che di seguito spiegano le possibili implicazioni per l’economia interna cinese e il resto del mondo.

Il primo scenario, negativo (40% di probabilità), vede le riaperture a pieno ritmo con una risposta cauta dei consumi: la ripresa economica inizia nel primo trimestre del 2023, ma lo slancio richiede tempo per accumularsi in quanto l’economia deve affrontare i venti contrari delle esportazioni e il continuo freno dell’edilizia abitativa, con una probabile crescita del Pil del 4%-5%. Si tratta di un dato inferiore al consensus di circa il 5%. Questo scenario prevede che l’attuale ritmo sostenuto delle riaperture continui e che a questo allentamento corrisponda una risposta più cauta in generale, con un aumento dei consumi più significativo e una ripresa della crescita solo a partire dal terzo trimestre del 2023. Questo percorso tiene conto della persistente debolezza del sentiment dei consumatori e delle imprese, oltre al fatto che alcune sacche dell’economia hanno sofferto e continuano a soffrire a causa della politica zero-Covid e che la disoccupazione sta destando maggiore preoccupazione. Attribuisce, inoltre, una discreta parte della debole crescita a trend strutturali negativi piuttosto che ai soli effetti del Covid.

Nel secondo scenario, positivo (60% di probabilità), il pieno ritmo della riapertura porta a una risposta più forte e rapida dei consumi: il forte sostegno da parte del governo aiuta a compensare gli ostacoli e riaccende la fiducia e l’ottimismo. La crescita sull’intero anno è ancora limitata dalle deboli prospettive globali, ma il 5%-6% di crescita del Pil è probabilmente raggiungibile. In questo secondo caso, si ipotizza un maggiore ottimismo da parte della popolazione cinese, che si traduce in una risposta di spesa più rapida dovuta alla maggiore mobilità. Questa visione è corroborata dal fatto che i risparmi in eccesso delle famiglie sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. La domanda successiva è dove questi risparmi possano essere impiegati. Un atterraggio morbido dell’economia globale fornirebbe anche un certo sostegno alle esportazioni nette. A nostro avviso, la differenza tra il 5% e il 6% deriverebbe probabilmente da un rialzo a sorpresa degli investimenti fissi oltre che dei consumi, sorretto da un notevole sostegno politico.

La domanda interna: il maggiore beneficiario delle riaperture

Nel complesso, la brusca inversione di rotta della Cina riguardo alla politica zero-Covid dovrebbe avere l’impatto maggiore sulla domanda interna, una volta che lo shock iniziale sarà svanito. C’è stata anche una certa preoccupazione per l’impatto sulle catene di approvvigionamento, in quanto sembrano probabili alcune disruption durante la fase iniziale di riapertura a causa di una nuova ondata di infezioni. Tuttavia, possiamo aspettarci che tornino a uno stato operativo relativamente normale. A conferma di ciò, indicatori come il PMI per i tempi di consegna dei fornitori e i costi di spedizione delle merci si stanno normalizzando in tempi relativamente brevi.

La crescita economica della Cina migliorerà nel 2023

Riteniamo che la crescita sarà probabilmente positiva, nell’ordine del 4%-6%, grazie alle aspettative per le esportazioni nette che oscillano verso il negativo. Inoltre, gli investimenti nel settore manifatturiero saranno ostacolati dal calo dei profitti, ma saranno sostenuti dalla politica monetaria, dagli orientamenti della politica industriale e dalla ripresa del settore dei servizi. Infine, ci sarà un maggiore sostegno fiscale, eventualmente attraverso la politica dei prestiti integrativi garantiti. Sebbene finora la politica sia stata relativamente cauta nel segnalare un maggiore sostegno fiscale, nel corso dell’anno potrebbe essere aumentata se necessaria al raggiungimento di obiettivi di crescita più ambiziosi.

I consumi dovranno essere il principale motore della crescita cinese per raggiungere il 5% in più nel 2023, alla luce dei fattori sopra citati. Negli ultimi anni i consumi hanno rappresentato in media circa il 55% del Pil. Secondo i nostri calcoli, dovranno crescere del 9% o più in totale (compresi i consumi pubblici) perché la crescita complessiva raggiunga il 5% e oltre. Nel complesso, la domanda interna dovrà probabilmente passare da una crescita del 2% nel 2022 a più del 6% nel 2023.

Economia globale: nel 2023 ricadute solo moderate dalla riapertura della Cina

Riteniamo che l’impatto positivo sull’economia globale sarà moderato, dato che anche gli effetti negativi dovrebbero aver avuto ricadute limitate. Ci aspettiamo di vedere un certo aumento della domanda di importazioni di materie prime, in particolare di petrolio e gas. Un aumento della domanda cinese di altre importazioni, soprattutto dall’Asia, ma anche di beni strumentali.

La ripresa dei viaggi internazionali porterebbe a un aumento dei deflussi di capitale dalla Cina attraverso il canale del turismo, con un probabile aumento dei deflussi di circa 150 miliardi di dollari se si tornasse alle tendenze precedenti alla pandemia. Una certa pressione al rialzo sulla crescita globale e sull’inflazione, sebbene ciò avvenga in un momento in cui le prospettive statunitensi e globali prevedono un rallentamento della crescita e una moderazione dell’inflazione. È improbabile che la riapertura economica della Cina cambi da sola la traiettoria globale.

L’esperienza di altri paesi insegna che la riapertura post-pandemia nella maggior parte dei casi è stata ampiamente reflazionistica. La Cina, in controtendenza rispetto al ciclo globale, potrebbe trarre sollievo dalle minori pressioni sui prezzi delle materie prime. Solo un numero ristretto di paesi ha registrato aumenti limitati dell’inflazione core, mentre la grande maggioranza ha registrato impennate.

Pochi segnali di deglobalizzazione fino al 2021

In base alle stime dell’OCSE sul commercio a valore aggiunto degli ultimi anni, si ritiene che le importazioni di beni da parte della Cina rappresentino in media circa il 2,5% del Pil del resto del mondo, contro una quota superiore del 9%-10% per le economie del G-3 (Stati Uniti, Eurozona e Giappone). Il principale effetto di ricaduta potenziale sull’inflazione globale avverrà probabilmente attraverso il canale delle materie prime. Tuttavia, se il rallentamento globale supererà l’impulso dello 0,5-1% che la riapertura della Cina darà alla domanda globale, l’effetto sarà piuttosto quello di provocare una minore disinflazione a livello globale. L’impatto sul mercato del petrolio avverrà in due fasi: la prima fase sarà quella di un ammorbidimento dei prezzi del petrolio durante l’ondata iniziale, cui seguirà una ripresa a partire dal primo e secondo trimestre del 2023. Il fattore determinante sarà il passaggio tra il miglioramento dello slancio in Cina e il rallentamento nel resto del mondo.

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