Investimenti, mercati di frontiera: le opportunità nell’high yield

I mercati di frontiera sono un sottoinsieme dell’universo dei mercati emergenti e offrono rendimenti elevati in cambio di liquidità e vincoli informativi. Le idiosincrasie tra le economie di frontiera favoriscono la diversificazione, limitando il rischio e apportando un vantaggio fondamentale per un approccio di investimento attivo“. Ad affermarlo è Caleb Coppersmith, Sovereign Analyst Emerging Markets Debt di DPAM, che di seguito spiega nei particolari la view.

Indipendentemente dal fatto che la recente instabilità del settore finanziario venga contenuta o che le economie occidentali siano costrette a un “atterraggio complicato”, un concetto dovrebbe essere chiaro agli investitori: i giorni del denaro e dei rendimenti ottenuti in maniera semplice sono finiti. Questo è il risultato di tre anni di consistenti shock macroeconomici che hanno messo a repentaglio le finanze pubbliche, innalzato le tensioni geopolitiche a livelli da Guerra Fredda, e costretto a una continua ristrutturazione delle politiche commerciali e delle catene di approvvigionamento globali. Tuttavia, contesti impegnativi creano spesso l’opportunità, perfetta per i gestori attivi, di setacciare l’universo degli investimenti rischiosi per trovare occasioni di valore e ottenere rendimenti superiori. I mercati di frontiera sono una classe d’investimento particolarmente adatta a un gestore attivo: le valutazioni attuali molto interessanti e i profili di rischio idiosincratici possono permettere di “trovare diamanti nel carbone”.

I mercati di frontiera sono un sottoinsieme dell’universo dei mercati emergenti, definito in modo approssimativo da rating creditizi bassi – quasi esclusivamente B o inferiori – e da mercati mobiliari illiquidi e omogenei, con i titoli di Stato che rappresentano generalmente l’unica classe di attivi investibile. Di conseguenza, pochi titoli vengono inclusi negli indici dei mercati emergenti, il che rafforza la necessità di un approccio attivo. Il lato positivo è rappresentato dai rendimenti estremamente elevati: le obbligazioni dei mercati di frontiera denominate in USD o in EUR rendono spesso più del 10%, mentre le loro equivalenti in valuta locale talvolta il doppio. Al di là di queste similitudini, l’insieme dei mercati di frontiera è estremamente eterogeneo: si estende a tutti i continenti e comprende economie di ogni tipologia e dimensione, da colossi in difficoltà come la Nigeria o il Pakistan alle minuscole Bahamas, animate dal turismo, e al Mozambico, titano emergente degli idrocarburi. La diversificazione offerta contribuisce a limitare il rischio dell’asset class e rappresenta un ulteriore vantaggio dell’approccio attivo, considerando che gli indici tradizionali detengono solo una frazione dell’intero universo dei mercati emergenti.

Per orientarsi in questa asset class, sono fondamentali una ricerca dedicata e una metodologia ESG completa. La capacità di generare alfa si basa sulla mancanza di un’ampia copertura analitica: questo fa sì che alcuni nomi vengono scambiati in modo simile pur possedendo rischi di credito e valutari molto diversi. È inoltre importante notare come i rating del credito indichino la capacità di contrarre prestiti piuttosto che il rischio di insolvenza, non rappresentando quindi una guida appropriata per le valutazioni delle obbligazioni. Il Ghana – ora in fase di ristrutturazione del debito sovrano – possedeva lo stesso rating di S&P della Papua Nuova Guinea fino all’agosto dello scorso anno, nonostante quest’ultima avesse solo un limitato fabbisogno di servizio del debito e un’unica Eurobond in circolazione, con scadenza non prima del 2028. Alla luce di queste considerazioni, è necessario un approccio analitico approfondito sia per sbloccare opportunità di valore, sia per evitare nomi in cui il prezzo non compensi il livello di rischio, talvolta estremo. Questa analisi dovrebbe avvalersi di un mosaico di fonti, che vanno dai fornitori di dati formali alle banche locali; dal Fondo Monetario Internazionale ai contatti governativi, integrati da regolari visite in loco nei Paesi oggetto di investimento.

La prima priorità quando si vuole investire nei mercati di frontiera è quella di identificare i rischi di ribasso, come la possibilità di un default o di una crisi dei pagamenti. In linea di massima ciò avviene analizzando le necessità e le fonti di finanziamento su un orizzonte di medio termine anche rispetto alle riserve estere disponibili. A volte questo mette in luce debiti sovrani con fondamenta altrimenti deboli; la Nigeria, ad esempio, ha un basso livello di debito in essere e un profilo di rimborso indulgente, il che rende gli alti rendimenti offerti dai suoi Eurobond degni di essere presi in considerazione, nonostante i profondi problemi economici e politici del Paese.

In secondo luogo, è fondamentale eseguire una valutazione della politica e dei punti di forza istituzionali di uno Stato, la cui natura qualitativa si basa in larga misura sulle considerazioni in loco. Queste possono identificare debolezze critiche all’interno di profili economici forti. Per esempio, mentre l’Ecuador – esportatore di petrolio con un’economia in dollari – è ben posizionato per trarre vantaggio dai prezzi elevati delle materie prime e contenere l’inflazione, la sua popolazione politicamente radicale vanifica gli sforzi di riforma di base e alimenta l’instabilità e l’incertezza. Al contrario, il Benin, una delle nazioni meno sviluppate dell’Africa, presenta una traiettoria di sviluppo credibile sostenuta da un’amministrazione altamente tecnocratica.

È importante notare che queste strategie possono creare valore da Paesi in forte difficoltà e addirittura in default come El Salvador, Sri Lanka e Zambia, sfruttando il fatto che il prezzo di queste obbligazioni talvolta sovrastima le esigenze di ristrutturazione, quindi, sottovaluta il loro valore intrinseco. In altre parole, investendo in questi Paesi in difficoltà attraverso queste strategie, è possibile ottenere profitti che possono essere maggiori di quanto il prezzo di mercato dei bond suggerisca.

L’investimento nei mercati di frontiera è un elemento cruciale delle nostre strategie sui mercati emergenti, in grado di fornire alfa e diversificazione sfruttando i punti di forza caratteristici di un approccio attivo.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!