Investimenti: le tematiche top per il secondo semestre

“Se fino all’anno scorso la variabile chiave per i mercati azionari era l’inflazione, quest’anno tutto ruota intorno alla crescita“. A farlo notare è Giacomo Saibene, Portfolio Manager, Team Equity di Quaestio SGR, che di seguito illustra la propria view in termini di asset allocation per il secondo semestre.

Se nel 2022 i listini erano fortemente impattati dalle periodiche pubblicazioni dei dati sull’inflazione, nel 2023 molto è legato alle aspettative di crescita. Più nello specifico, il consensus si è ormai attestato sulle prospettive di un’inflazione in calo e le possibili discrepanze tra aspettative di questio scenario e le rilevazioni puntuali del dato non rappresentano più una variabile in grado di modificare in maniera significativa l’andamento dei principali listini.

Se dunque la questione inflazione sembra essere alle spalle – sulla scia dell’intervento delle banche centrali sul fronte monetario – il tema chiave dei prossimi mesi sarà comprendere fino in fondo quanto e come le scelte di politica monetaria impatteranno sul fronte dell’economia reale. La questione, dunque, è capire come quello che è stato il rialzo dei tassi più brutale dagli anni ‘70 ad oggi, possa rispecchiarsi sui mercati azionari. L’impatto sull’economia reale può lasciare il segno innescando una forma di sofferenza del sistema bancario aprendo le porte ad una stretta del credito dannosa per famiglie e imprese. Ma, in tutto ciò, il mercato del lavoro sta reggendo bene. Il quadro in questa fase rimane eterogeneo sotto molti aspetti: ad esempio se da un lato i dati macro segnalano l’avvicinamento di una fase recessiva, dall’altro l’ultima stagione degli utili si è chiusa nel complesso con il segno più – l’unico rischio è che i buoni utili siano legati più alla crescita dei prezzi, legati all’inflazione, che a un reale aumento dei volumi.

Su cosa puntare nel secondo semestre

Dal punto di vista settoriale, arriviamo da un anno in cui i segmenti più interessanti sono stati le banche – fino alla crisi di vari istituti – e gli energetici – che hanno retto bene anche nei primi mesi di quest’anno dopo i profitti eccellenti del 2022. Si tratta tuttavia di settori che, insieme ai petroliferi, nel corso delle ultime settimane, hanno iniziato a ritrattare al ribasso. Il mercato si sta spostando in direzione delle Mega Cap – soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti – che vengono, in questa fase, considerate come il più classico dei porti sicuri, come sta ad esempio accadendo sul fronte delle banche laddove le più grandi sono posizionate molto meglio degli istituti più piccoli. Un’indicazione? Da inizio anno l’indice che ha performato meglio è stato l’EuroStoxx 50, che ospita i principali titoli dell’Eurozona.

Tra i settori che stanno registrando performance migliori ci sono anche gli industriali (dove c’è un grande backlog di produzione con le aziende che hanno alti volumi sia di produzione che di vendita) e ciclici. Degna di nota anche la performance delle linee aeree che hanno archiviato la pandemia e che ora stanno beneficiando in maniera evidente del traino che viene dai consumatori (rispetto ai business travellers) che, in larga parte, si stanno orientando su biglietti di prima classe molto più rispetto a quanto avveniva qualche anno fa.

Guardando ai prossimi mesi, e calandoci in un contesto che dovrebbe essere caratterizzato da una possibile recessione innescata dalle politiche monetarie – la chiave sarà spostarsi verso business meno rischiosi. La spiegazione è chiara: se fino a mesi fa vi erano degli elementi, come da un lato la spinta dell’inflazione sui prezzi energetici e dall’altro la politica espansiva delle banche centrali, in grado di favorire aree del mercato più rischiose, nella seconda parte dell’anno sarà più conveniente pensare alla resilienza che alla redditività di un business.

Qualche esempio: lusso, healthcare e tech potrebbero posizionarsi bene da qui alla fine del 2023.

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