In questo contesto, è anche importante tenere presente l’ampio quadro in cui operiamo, molto diverso dagli anni pre-Covid, caratterizzati da una carenza della domanda. La crisi delle catene di approvvigionamento durante la pandemia ha messo in luce la fragilità di un mondo globalizzato, aprendo gli occhi a molte economie occidentali. La mutata geopolitica segnata dall’invasione russa dell’Ucraina e le tensioni ribollenti tra Stati Uniti e Cina hanno anche ribaltato molte ipotesi sul fronte economico. Mentre la pandemia ha evidenziato le insidie derivanti dalla pesante dipendenza dalla Cina per le merci, i riallineamenti geopolitici hanno generato tensioni su risorse come petrolio e gas. Il rafforzamento delle difese nazionali è tornato ad essere una priorità assoluta per i governi occidentali dopo un periodo di relativa serenità dopo la fine della Guerra Fredda. Il mutato scenario comporta una maggiore spesa per lo sviluppo di capacità nel settore degli idrocarburi, nonché nelle industrie manifatturiere e della difesa
Sul fronte dei consumi personali, la continua disponibilità di posti di lavoro, confermata dalla rigidità del mercato, sta stimolando la spesa. Con la riduzione dell’inflazione, anche i redditi reali cresceranno. Nella situazione attuale l’inflazione si genera molto più facilmente in presenza di un basso livello di crescita tendenziale, a causa della rigidità dell’offerta. In questo contesto, i tassi di interesse devono essere più alti rispetto ai livelli vicini allo zero a cui eravamo abituati nel decennio successivo alla crisi finanziaria globale.
Tuttavia, la bassa crescita, gli alti tassi di interesse e l’eccesso di debito sono un mix esplosivo, che potrebbe portare a incidenti. Le recenti turbolenze bancarie ne sono un esempio. Osserviamo con attenzione anche il settore degli immobili commerciali per individuare eventuali segnali di stress. Ci aspettiamo che questo contesto di incertezza persista, creando volatilità nella crescita e nei mercati finanziari. Non ci aspettiamo un nuovo 2008, poiché i rischi sembrano essere ragionevolmente contenuti. Ci saranno aree problematiche che dovranno essere monitorate e potranno verificarsi rischi di eventi e default, ma ci aspettiamo che siano idiosincratici. Ciò rende ancora più importante la selezione del credito e le società zombie saranno spazzate via.
Le obbligazioni europee di base hanno sottoperformato i Treasury statunitensi da novembre e questa tendenza sembra destinata a continuare, poiché le persistenti preoccupazioni per il settore bancario statunitense potrebbero accelerare i tagli dei tassi da parte della Fed, rendendo più ripide le curve dei rendimenti. La caduta dei prezzi delle azioni delle banche regionali e la fuga dei depositi verso i fondi del mercato monetario e le grandi banche sono segnali di allarme. I tassi a breve in Europa potrebbero salire ulteriormente, con il mercato che prevede un aumento di almeno 75 punti base. Pertanto, ci aspettiamo che gli Stati Uniti siano relativamente più interessanti dell’Europa nei prossimi mesi.