La parte obbligazionaria, invece, è quella che sta più o meno soffrendo a causa dell’incertezza relativa all’inflazione e alla politica monetaria delle banche centrali.
Guardando alla seconda parte del 2023, due elementi importanti sono da tenere in considerazione. Dapprima, la crescita. In base ai dati macroeconomici odierni, sembra che la recessione sia stata posticipata al 2024. Quindi la parte azionaria e la parte a spread della componente obbligazionaria rimangono ancora interessanti.
Il grande punto interrogativo è legato all’inflazione e al suo andamento. Qui è importante segnalare la dicotomia esistente fra i Paesi avanzati e quelli emergenti, dove nei primi abbiamo una spinta inflazionistica sebbene in diminuzione, mentre nei secondi assistiamo ad una tendenza contraria. L’ultimo dato sull’inflazione cinese, per esempio, mostra che il Paese è addirittura in deflazione. Dunque, è fondamentale capire se l’inflazione è sotto controllo, data la differenza che può fare nella componente obbligazionaria, soprattutto nella duration.
Stagione degli utili in corso fondamentale
La stagione delle trimestrali che si è aperta da poco è tra le più importanti degli ultimi anni, non solo perché ci permetterà di comprendere l’impatto delle politiche monetarie restrittive sulle aziende, ma soprattutto ci chiarirà quale sarà la forward guidance.
Le aziende finora hanno dimostrato di riuscire a mantenere la capacità di alzare i prezzi in un contesto inflattivo, aiutate dalla forza dei consumatori, soprattutto negli Stati Uniti. Se questo dovesse continuare e le società dovessero dare delle forward guidance in mantenimento o al rialzo invece di essere preoccupate poiché vedono i primi segnali di indebolimento sarebbe una notizia incoraggiante. Finora i primi risultati pubblicati dimostrano una certa resilienza e ci attendiamo che questa tendenza continui durante il proseguo degli annunci da parte delle aziende. Ad oggi hanno riportato 214 società, meno del 10% delle società ma sorprendendo al rialzo sia sul fatturato del 2% che sugli utili del 6%. Tuttavia, sarà essenziale osservare le forward guidance.
Titoli corporate di qualità restano attrattivi
La volatilità nella componente obbligazionaria è a livelli estremamente elevati rispetto alla sua media storica, al contrario di quello che sta accadendo nella componente azionaria, dove la volatilità è ai minimi rispetto alla sua media storica. Malgrado l’obbligazionario sia sottoposto a questa volatilità inaspettata, vi è sempre del valore in questa classe di attivi. Il 2022 è stato un anno estremamente complesso che ci ha però regalato un rendimento interessante, soprattutto nella componente a spread che sulla parte corporate di buona qualità è attrattiva, persino più interessante di una parte dell’azionario dove il premio al rischio si è compresso molto perché il rally di questi mesi è avvenuto con un’espansione del multiplo. Quindi una crescita degli utili è necessaria per giustificare un’esposizione all’azionario. Per questo motivo, in questa fase, a nostro avviso, gli investitori dovrebbero considerare la parte corporate di buona qualità che rappresenta una scelta migliore all’interno dell’obbligazionario.