Investimenti: ecco cosa emerge dall’Allianz Global Wealth Report 2023

Allianz ha presentato la 14ª edizione del “Global Wealth Report”, il rapporto globale sulla ricchezza finanziaria dei privati, che esamina nel dettaglio la situazione patrimoniale e l’indebitamento delle famiglie in circa 60 paesi del mondo. Ecco di seguito le principali evidenze che sono emerse.

Annus horribilis

Il 2022 è stato un annus horribilis per i risparmiatori. I prezzi degli asset sono diminuiti in modo generalizzato in uno scenario totalmente ribassista. Il risultato è stato un desolante calo del -2,7% degli asset finanziari globali delle famiglie[1], il peggiore dalla Grande Crisi Finanziaria  (GFC) del 2008. Le performance delle tre principali asset class, tuttavia, sono state nettamente diverse. Mentre i titoli (-7,3%) e le assicurazioni/pensioni (-4,6%) hanno subito una netta battuta d’arresto, i depositi bancari hanno registrato una crescita robusta: +6,0%. Complessivamente, sono andati persi asset finanziari per un valore di 6,6 trilioni di euro. Gli asset finanziari ammontavano complessivamente a 233 trilioni di euro alla fine del 2022. Il Nord America ha registrato il calo più pronunciato (-6,2%), seguito dall’Europa Occidentale (-4,8%). In Asia, invece, ad eccezione del Giappone, i tassi di crescita sono stati relativamente elevati. Anche gli asset finanziari della Cina sono cresciuti in modo robusto, registrando un aumento del 6,9%. Tuttavia, rispetto all’anno precedente (+13,3%) e alla media di lungo periodo degli ultimi 20 anni (+15,9%), l’andamento si è rivelato piuttosto deludente; ovviamente hanno pesato i ripetuti lockdown.

Distruzione di ricchezza

Nonostante le perdite, alla fine dell’anno scorso gli asset finanziari delle famiglie erano ancora quasi il 19% al di sopra dei livelli pre-Covid 19, in termini nominali. Tuttavia, tenendo conto dell’inflazione, quasi due terzi della crescita (nominale) è stata cancellata dell’aumento dei prezzi, riducendo l’incremento reale a un esiguo 6,6% in tre anni. Mentre la maggior parte delle regioni ha potuto almeno conservare una certa crescita reale della ricchezza, la situazione in Europa Occidentale è diversa: ogni guadagno nominale è stato annullato e la ricchezza reale è diminuita del -2,6% rispetto al 2019.

Ludovic Subran, capo economista di Allianz, ha spiegato: “Per anni i risparmiatori si sono lamentati dei tassi di interesse a zero, ma il vero nemico dei risparmiatori è l’inflazione, e non solo l’impennata dell’inflazione dopo il Covid-19. In Italia, ad esempio, negli ultimi 20 anni gli asset pro capite sono aumentati del 57% al lordo dell’inflazione, ma al netto dell’inflazione, l’aumento è solo un modesto 7%. Ciò sottolinea la necessità di un risparmio intelligente e di una maggiore alfabetizzazione finanziaria. Ma l’inflazione è un nemico difficile da combattere. Senza alcuni incentivi e sussidi per il risparmio a lungo termine, la maggior parte dei risparmiatori potrebbe avere difficoltà”.

Nessun elemento favorevole

Dopo il calo del 2022, nel 2023 gli asset finanziari globali dovrebbero tornare a crescere, soprattutto grazie all’andamento (finora) positivo dei mercati azionari. Complessivamente, ci aspettiamo che gli asset finanziari globali aumentino di circa il 6%, tenendo conto anche di un’ulteriore “normalizzazione” del comportamento di risparmio. Considerando un tasso di inflazione globale di circa il 6% nel 2023, i risparmiatori dovrebbero evitare un altro anno di perdite reali sui loro asset finanziari.

Kathrin Stoffel, co-autrice del rapporto, ha dichiarato: “Le prospettive a medio termine, tuttavia, sono piuttosto contrastanti. Non ci saranno elementi monetari o economici favorevoli. La crescita media degli asset finanziari globali dovrebbe oscillare tra il 4% e il 5% nei prossimi tre anni, nell’ipotesi di conferma dei rendimenti medi dei mercati azionari. Ma come il tempo, che diventa sempre più estremo a causa dei cambiamenti climatici, anche il nuovo scenario geopolitico ed economico prevede maggiori oscillazioni di mercato. Gli anni “normali” potrebbero piuttosto diventare un’eccezione”.

Austerità

L’inversione di tendenza dei tassi d’interesse si è fatta sentire chiaramente anche sul lato delle passività dei bilanci delle famiglie. Dopo l’aumento del 7,8% del debito privato globale nel 2021, l’anno scorso la crescita si è ridotta significativamente al 5,7%. Il calo più netto si è registrato in Cina: la crescita del debito dello scorso anno, pari al +5,4%, è stata la più bassa mai registrata. Complessivamente, alla fine del 2022 le passività delle famiglie a livello mondiale ammontavano a 55,8 trilioni di euro. Mentre il divario tra il debito e la crescita economica si è ampliato a 3,9 punti percentuali, a livello globale il rapporto debito privato/PIL (ossia le passività in percentuale del PIL) è diminuito significativamente di oltre 2 punti percentuali, attestandosi al 66,1% nel 2022. Ciò significa che il rapporto di indebitamento globale per le famiglie è tornato più o meno allo stesso livello di inizio millennio, denotando un livello di stabilità notevole che difficilmente si concilia con la narrazione diffusa di un mondo che affoga nel debito. Tuttavia, si sono verificati importanti cambiamenti nel panorama del debito mondiale. In primo luogo, la stabilità caratterizza lo sviluppo delle economie avanzate, mentre nella maggior parte dei mercati emergenti il rapporto di indebitamento è aumentato notevolmente negli ultimi due decenni. Prima fra tutti la Cina, dove il rapporto è più che triplicato, raggiungendo il 61%.

Cambiamento di preferenza

Gli asset finanziari lordi delle famiglie italiane sono diminuiti del -5,1% nel 2022, superando addirittura le perdite registrate durante la Grande Crisi Finanziaria (-4,6%). La causa principale è stata l’asset class delle assicurazioni/pensioni, che ha perso il 12,0% del valore; anche i titoli hanno subito una forte battuta d’arresto (-7,1%). I depositi bancari, invece, hanno continuato a crescere, ma l’incremento dello 0,9% è stato il più debole degli ultimi undici anni. Il cambiamento dei comportamenti di risparmio gioca un ruolo importante: mentre i risparmiatori italiani hanno ridotto gli afflussi verso i depositi bancari di un enorme -78,7% (a 14,9 miliardi di euro), il risparmio complessivo è sceso “solo” del -44,1% a 80 miliardi di euro. Gli acquisti di obbligazioni hanno raggiunto la notevole cifra di 64,8 miliardi di euro; l’anno precedente, i risparmiatori avevano venduto prodotti obbligazionari per 19,4 miliardi di euro. Dopo anni di riduzione “forzata” dei portafogli obbligazionari, le famiglie italiane si sono nuovamente innamorate del reddito fisso, non da ultimo delle obbligazioni sovrane: la svolta dei tassi d’interesse ha cambiato la loro preferenza.

Rispetto all’anno pre-pandemia del 2019, gli asset finanziari sono ancora superiori dell’8,7%, ma solo in termini nominali. Al netto dell’inflazione, i risparmiatori italiani sono più “poveri” rispetto a prima della pandemia: il loro patrimonio ha perso il -1,8% in potere d’acquisto.

La crescita dell’indebitamento è rallentata al 2,8%, dopo il 3,8% del 2021. Gli asset finanziari netti, infine, sono diminuiti di un pesante -6,9%. Con asset finanziari netti pro capite pari a 69.350 euro, l’Italia è scesa al 16° posto nella classifica dei 20 paesi più ricchi, scambiando la posizione con l’Irlanda, ma si mantiene sempre davanti a Francia e Germania (ranking asset finanziari pro capite, vedi tabella). Anche l’Italia tornerà a una crescita positiva: nel 2023, si prevede una crescita degli asset finanziari di oltre il 2%.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!