Le prospettive per le azioni statunitensi nel 2024 presentano un raro fattore di complicazione: l’elevata concentrazione ai vertici dell’indice S&P 500, dove i sette titoli più importanti rappresentano oltre il 25% dell’indice per capitalizzazione di mercato. Spinti dall’entusiasmo degli investitori per il potenziale dell’intelligenza artificiale generativa, i titoli noti come le “Magnifiche sette” hanno trainato la performance in un mercato altrimenti appesantito dai timori di recessione e dall’inasprimento delle condizioni finanziarie a seguito dell’impegno della Fed a ridurre l’inflazione.
In questo contesto, ecco di seguito la view di Chris Galipeau, senior market strategist e Lukasz Kalwak, senior analyst di Franklin Templeton Institute.
Per comprendere che cosa possa significare questa concentrazione, prendiamo un periodo analogo a quello attuale: la fine dell’era delle dot-com nel 2000-2001. All’epoca, l’ottimismo per il potenziale di crescita di internet si traduceva in una concentrazione ai vertici dell’S&P 500 analoga a quella odierna. La crescita del prodotto interno lordo (PIL) cominciava a decelerare e la Fed si preparava a ridurre i tassi di interesse. Il Franklin Templeton Institute prevede che nel 2024 si abbiano condizioni analoghe, con un probabile rallentamento dell’economia globale e una riduzione dei tassi da parte delle banche centrali. Riteniamo che la leadership del mercato possa spostarsi dalle Magnifiche Sette ad aree dalla capacità di rendimento sottostimata, come quelle dei titoli mega-cap e small-cap che offrono una qualità degli utili sostenibile.
La concentrazione degli indici, 2001 e 2024
Alla fine del 2023 le Magnifiche Sette rappresentavano più del 25% della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500. Nel 2000, alla fine della bolla delle dot-com, la concentrazione degli indici era a un massimo pluriennale. In entrambi i casi, il rapporto prezzo/utili (P/E) dei primi sette titoli ha superato di gran lunga il P/E medio dell’indice complessivo.
Insieme alla concentrazione degli indici, sia l’S&P 500 sia il Nasdaq avevano stabilito una serie di record prima di toccare il massimo nel primo trimestre del 2001. La leadership del mercato si spostò poi a favore dei titoli small cap, mentre il rallentamento dell’economia spingeva la Fed a iniziare a tagliare i tassi. Alla fine del 2023, gli small cap hanno iniziato a colmare il divario con le Magnifiche Sette, ma nelle prime settimane del 2024 hanno perso nuovamente terreno. Il primo taglio dei tassi di questo ciclo potrebbe avvenire tra qualche mese, ma il calo del rischio di recessione elimina una potenziale difficoltà per l’asset class.
Le mega cap possono registrare utili considerevoli
Le nostre previsioni per il 2024 si basano sul nostro Global Investment Management Survey, che rispecchia gli input di oltre 300 gestori di portafoglio di Franklin Templeton. Secondo la nostra indagine, la crescita del PIL rallenterà rispetto al ritmo del 2023, pur rimanendo positiva. Inoltre, riteniamo che gli utili societari cresceranno a un ritmo del 6%, inferiore al consenso del settore su un ritmo più prossimo al 10%.
Pur essendo meno ottimisti, riteniamo che in un contesto di rallentamento economico, una crescita positiva degli utili possa ancora portare vantaggio ai portafogli azionari. Inoltre, da piccoli vantaggi possono nascere opportunità selettive.
Oltre ai minori oneri per interessi che abbiamo evidenziato per le small cap, riteniamo sia importante ricercare una qualità degli utili sostenibile tra i titoli large cap.
Nel 2024 probabilmente il mercato tenderà a dare utili deludenti e a premiare le società capaci di generare una crescita degli utili sostenibile.
Vediamo alcune tra le opportunità migliori, distanziate di un livello dalle Magnifiche Sette, negli altri titoli mega cap della top 20. È probabile che le società di questo gruppo registrino un costante miglioramento degli utili per azione. Dopo le sfide della pandemia di Covid-19, proseguono nella ripresa. Si prevede che nel 2024 la crescita media degli utili delle Magnifiche Sette sarà del 24%, mentre per le 13 società che seguono in classifica dovrebbe essere del 15%; entrambe le percentuali sono ben al di sopra delle previsioni per il mercato in generale.
Questi titoli mega cap hanno particolare risalto e riteniamo siano indicativi di opportunità più diffuse di trovare una qualità degli utili sostenibile nelle large cap di diversi settori. Per i gestori attivi, individuare e selezionare queste opportunità idiosincratiche può essere un vantaggio. L’indagine condotta dal nostro istituto evidenzia i fattori chiave che probabilmente caratterizzano i grower sostenibili. Avranno la capacità di generare un alto rendimento del free cash flow e del capitale proprio. Le aziende in grado di produrre liquidità potranno scegliere se procedere a investimenti di capitale o ricompensare gli azionisti con dividendi. Si noti che distinguiamo tra titoli che possono far crescere i dividendi, segno di solidità finanziaria, e titoli con un elevato rendimento da dividendo corrente; quest’ultimo gruppo comprende tipicamente società cicliche o con un eccesso di leva finanziaria, che potrebbero trovare più difficile l’attuale periodo di rallentamento della crescita economica e di aumento dei costi di finanziamento.
A parte il parallelo con l’era delle dot-com, riteniamo che anche le valutazioni e la sensibilità ai tassi di interesse contribuiscano a sostenere questa opportunità.
- Le small cap continuano a offrire valutazioni più basse, con il rapporto prezzo/utili del Russell 2000 a 14× contro il 20× dell’S&P 500.
- Le small cap sono più indebitate delle large cap e se quest’anno, come previsto, la Fed procederà a più tagli dei tassi, potrebbero averne maggior vantaggio. Le società dell’indice Russell 2000 hanno un rapporto debito netto/EBITDA di 3,2 contro la media di 1,6 delle società dell’S&P 500.
- Le small cap tendono ad avere un maggior numero di debiti a tasso variabile e l’onere del pagamento degli interessi sugli utili operativi potrebbe diminuire con la riduzione dei tassi da parte della Fed. Solo il 55% delle società del Russell 2000 ha un debito a tasso fisso, contro il 91% delle società dell’S&P 500.
Concentrazione sulla qualità
Quest’anno privilegiamo un approccio selettivo, alla ricerca di sacche di opportunità con particolare concentrazione sulla qualità. Per quanto queste prospettive possano sembrare moderate, ricordiamo che non molto tempo fa la recessione incombeva e comportava il rischio di una seria compromissione degli utili. Riteniamo invece probabile che i portafogli azionari beneficino della continua crescita economica e degli utili, del calo dell’inflazione e della riduzione dei tassi d’interesse.
I titoli small cap sembrano destinati a beneficiare di venti macroeconomici favorevoli, mentre i mega cap diversi dalle Magnifiche Sette potrebbero sovraperformare grazie alla maggiore attenzione del mercato alle valutazioni e alla qualità degli utili.