Nell’ultima settimana l’attenzione in merito ai Paesi emergenti si è focalizzata sulle elezioni in Messico, Sudafrica e India e le valute locali si sono indebolite rispetto al dollaro statunitense. In questo contesto, ecco di seguito, secondo il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JP Morgan AM le implicazioni di questi eventi sul carry trade dei Mercati Emergenti.
Fondamentali
I fondamentali possono svolgere un ruolo chiave nel determinare il grado di vulnerabilità delle valute dei Mercati Emergenti rispetto a una riduzione del differenziale del tasso reale o a una variazione della propensione al rischio. Attualmente, nell’universo emergente i fondamentali restano solidi, sostenuti da una crescita globale vigorosa e da un’attenuazione dei timori di una recessione. Tale contesto, cui si associa un percorso che terminerà probabilmente con una riduzione dei tassi di riferimento, gioca a favore del debito emergente. La crescita cinese sembra stabilizzarsi ed è stata rivista leggermente al rialzo, riducendo così i rischi di un rallentamento del ciclo economico nei Mercati Emergenti dove si prevede per il 2024 un tasso di crescita del 4,2%. Inoltre, si stima che il differenziale di crescita tra i Mercati Emergenti e i Mercati Sviluppati si aggiri attorno al 2,6%, un massimo che non si registrava dal 2016. L’inflazione è calata in molti Mercati Emergenti e le Banche Centrali di questi paesi hanno in generale anticipato i Mercati Sviluppati nel ciclo di irrigidimento monetario. Oggi l’inflazione sembra stabilizzarsi attorno ai livelli obiettivo, ma potrebbero insorgere rischi di rialzo, soprattutto in regioni come l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Sebbene alcune Banche Centrali dei Mercati Emergenti dispongano ancora di margini per ridurre il costo del denaro, i tempi della Federal Reserve per attuare i potenziali tagli dei tassi potrebbero anche limitare la portata e il ritmo di ulteriori manovre di allentamento nei Mercati Emergenti.
Valutazioni quantitative
Negli ultimi anni le valute emergenti hanno sottoperformato e sembrano ancora sostanzialmente sottovalutate. Da inizio anno, le valute emergenti hanno perso il 3,70%, misurato dal JPMorgan GBI-EM Global Diversified FX Return Index, e solo nell’ultima settimana sono scese dello 0,74%: le performance peggiori (in USD, al 4 giugno 2024) sono state appannaggio del Peso messicano e del Rand sudafricano. Poiché molte Banche Centrali dei Mercati Emergenti hanno iniziato il ciclo di allentamento monetario prima delle loro omologhe nei principali Mercati Sviluppati, l’appetibilità del carry trade si è in qualche misura attenuata. Ciò detto, inizialmente in molti Paesi Emergenti i tassi reali erano elevati e attualmente continuano a sembrare convenienti rispetto a quelli dei Mercati Sviluppati, soprattutto alla luce del recente sell-off dei mercati. In particolare, le valute a maggiore rendimento come il Real brasiliano e il Peso messicano continuano a essere remunerative. Tuttavia, visto il clima di incertezza, continua a essere importante focalizzarsi su eventi idiosincratici e opportunità relative value, soprattutto perché ci aspettiamo che la volatilità delle valute emergenti si accentui nel periodo che precede le elezioni statunitensi.
Fattori tecnici
L’attenzione degli investitori si è focalizzata sul carry trade in quanto in molti casi i Paesi Emergenti sono riusciti a offrire tassi reali elevati e valutazioni interessanti. Tale approccio si è rivelato perlopiù remunerativo negli ultimi due anni. In genere, tuttavia, le valute emergenti sono percepite come una classe di attivo a più alto rischio. Di conseguenza, in contesti dove prevale l’avversione al rischio gli investitori tendono a scommettere contro le valute emergenti; il contrario accade quando il clima è quello di una propensione al rischio. Un posizionamento affollato degli investitori nei carry trade può amplificare un’eventuale inversione di tendenza delle esposizioni. Ciò nonostante, nelle dinamiche dei cambi anche i fondamentali hanno il loro peso e, per quanto ci riguarda, riteniamo che siano ancora sostanzialmente favorevoli. Alcune valute offrono ancora un carry interessante e il recente sell-off dei mercati potrebbe offrire l’occasione di incrementare l’esposizione a queste valute più remunerative.
Cosa significa per gli investitori obbligazionari?
Il contesto macroeconomico globale, caratterizzato da una crescita globale positiva, benché più lenta, e da una graduale disinflazione gioca a favore del carry trade. Tuttavia, questo giudizio vale se si evita una recessione. Il livello di incertezza continua a essere elevato e le prospettive di crescita potrebbero portare a una rivalutazione della duration e a un deterioramento della propensione al rischio che potrebbe annullare il beneficio del carry. Inoltre, siamo convinti che la volatilità dei cambi potrebbe aumentare prima delle elezioni negli Stati Uniti. Nel frattempo prediligiamo le valute più remunerative, benché la selettività sia fondamentale nell’attesa che vengano diffusi ulteriori dati sull’economia statunitense come, ad esempio, quelli sui salari.