Nell’ambito degli investimenti, comprendere la distinzione tra titoli value e growth è fondamentale per una strategia di portafoglio bilanciata e resiliente. I titoli value sono generalmente associati ad aziende consolidate e stabili, che vengono scambiate in Borsa a prezzi inferiori rispetto al loro valore intrinseco. I titoli growth sono quelli di società con elevate prospettive di crescita dei ricavi e degli utili che, generalmente, reinvestono gran parte dei loro profitti nello sviluppo di nuovi prodotti e nell’innovazione, anziché distribuire dividendi. Questa seconda tipologia è solita presentare rapporti prezzo/utili più alti, il che riflette l’ottimismo del mercato riguardo alle future performance dell’azienda.
In questo contesto, ecco di seguito la view di Giacomo Calef, Country Head Italia di NS Partners in termini asset allocation nella fase attuale.
Se confrontiamo l’andamento dell’indice MSCI World Growth e di quello MSCI World Value dal 2017 al 2023, notiamo che il primo ha surclassato il secondo: un ulteriore allargamento del divario fra i due indici si nota a partire dal periodo del Covid durante il quale, ad esempio, le società tecnologiche hanno messo a segno un boom delle performance e hanno contribuito alla crescita del segmento growth.
Per evidenziare maggiormente la differenza tra le due tipologie potremmo considerare esempi come Apple e JPMorgan Chase. La prima, leader nel settore tecnologico, è rappresentativa di un titolo growth; attualmente quotata a prezzi straordinari, grazie alla crescente domanda di prodotti come IPhone e IPad, è riuscita a posizionarsi al secondo posto globale per capitalizzazione di mercato. JPMorgan, invece, è un titolo value: come una delle principali banche globali, ha una lunga storia di solidi fondamentali, dividendi stabili e un ruolo chiave nel sistema finanziario mondiale. Se analizzassimo il periodo 2017-2023, noteremmo che Apple ha registrato una crescita del prezzo del 342%, a fronte di un aumento del rapporto P/E del +67%, mentre JPMorgan ha segnato un incremento del prezzo del +52% a fronte di una diminuzione del rapporto P/E del 3,40%. Quindi, anche se il suo potenziale di crescita non è così elevato come quello di Apple, la stabilità e la valutazione bassa rispetto agli utili rendono JPMorgan un titolo attraente per gli investitori value.
Riteniamo opportuno adottare una strategia diversificata tra le due tipologie di titoli, allo scopo di coprirsi contro l’eccessiva polarizzazione in Mega Cap (più in Usa che Europa, ma il divario si è ristretto), che potrebbe pregiudicare la stabilità dei mercati.
Rischio concreto, dato che quest’anno il contributo delle Top 10 holdings alla crescita da inizio anno dell’S&P 500 è stato del 60%, mentre alla crescita dello Stoxx 600 le Top 10 hanno contribuito per il 34%.
Chiaramente un’eccessiva dipendenza da pochi titoli, il cui eventuale declino potrebbe portare a un crollo degli indici stessi.