Investimenti: opportunità dalla spinta riformista nei mercati emergenti

“Uno degli sviluppi più importanti negli ultimi mesi è stato il notevole cambiamento del sentiment degli investitori nei confronti del Giappone. Le importanti riforme in materia di corporate governance e di gestione delle società hanno riportato alla ribalta un mercato che per molti anni non è stato molto popolare fra gli investitori. Avvenimenti simili si stanno verificando nella regione, anche se con minore risonanza. Grazie alla Corea del Sud e alla Cina, si sta adottando nei mercati emergenti un approccio che sta dando i suoi frutti in un’economia sviluppata”. A farlo notare è Raheel Altaf, co-gestore del fondo Artemis Global Emerging Markets Equity di Artemis, che di seguito spiega nel dettaglio l’affermazione in ottica di investimento.

Innanzitutto è utile ricordare a noi stessi che quello che la strada aperta a Tokyo può essere tranquillamente seguita anche a Seul e Pechino perché, in poche parole, molte società in questi tre paesi non riescono da molto tempo a fare un uso efficiente del capitale.

Si sa che da sempre le società giapponesi hanno la tendenza a detenere troppa liquidità e a remunerare i loro azionisti in maniera inadeguata, con il risultato che l’entusiasmo degli investitori si è raffreddato.

L’anno scorso, il Tokyo Stock Exchange (“TSE”) ha deciso di affrontare la questione ed ha annunciato che le società che presentano un rapporto fra prezzo e valore contabile inferiore all’unità devono conformarsi e spiegare (“Comply and explain”), oltre a dimostrare che si stanno adoperando con gli investitori per cercare di migliorare.

Il TSE ha pensato che se alcune società avessero affrontato il cambiamento volontariamente le altre si sarebbero adeguate, cosa che si è puntualmente verificata. Ad ogni modo, il fenomeno si è diffuso oltre i confini del Giappone, con implicazioni potenzialmente importanti per le decisioni di investimento.

Corea del Sud

A rendere più interessanti le imprese sudcoreane sono stati gli effetti dirompenti del Corporate Value-up Program che, lanciato al principio dell’anno in corso, si propone di realizzare quelli che la Commissione per Servizi Finanziari (“CSF”) ha descritto come “cambiamenti fondamentali nei nostri mercati dei capitali”.

La strada proposta è decisamente simile a quella del Giappone, con il presidente della CSF Kim Joo-hyun che sostiene in particolare “pratiche che danno priorità al valore per gli azionisti”. Le società sono state indotte a ridurre la liquidità, ad aumentare i dividendi, ad acquistare azioni proprie e ad attuare politiche più favorevoli agli azionisti.

Inoltre, come in Giappone, sono state spinte ad abbandonare le partecipazioni incrociate. Questa pratica controversa, che prevede che le imprese detengano azioni dei loro partner commerciali, è stata a lungo sostenuta da modelli di proprietà dominati da ricche famiglie sudcoreane con poca o nessuna voglia di sconvolgere lo status quo.

Man mano che il processo di trasformazione prende slancio, molte azioni promettenti rimangono notevolmente sottovalutate. Kia Motors, parte del gruppo Hyundai, ne è un esempio.

Kia si sta ritagliando una presenza di rilievo nel campo dei veicoli elettrici (EV). Ha venduto più di tre milioni di unità nel 2023 e la sua EV9 è stata nominata Auto Mondiale dell’Anno al Salone Internazionale dell’Automobile di New York di quest’anno. Eppure, in questo particolare momento, le azioni della società passano di mano ad un rapporto prezzo/utile (P/E) di appena 6x.

Anche le banche e le assicurazioni meritano attenzione. Società come JB Financial, Hana Financial e DB Insurance stanno beneficiando di una ripresa in atto in vari settori dell’economia del Paese, alimentata in gran parte dalle esportazioni di semiconduttori.

Cina

Negli ultimi vent’anni il governo cinese ha emanato solo tre serie di linee guida per il mercato dei capitali. L’ultima in ordine di tempo, presentata nell’aprile di quest’anno, riprende chiaramente le riforme del Giappone.

Il Consiglio di Stato cinese ha chiesto la creazione di un “mercato dei capitali sicuro, regolamentato, trasparente, aperto, dinamico e resiliente” che possa ” promuovere la modernizzazione della Cina”. Gli “standard più elevati” per le società quotate in borsa sono stati ritenuti fondamentali per il raggiungimento di questi scopi.

Gli effetti di una regolamentazione più severa sono già evidenti. Diverse società hanno annunciato piani di acquisto di azioni proprie dopo essere state avvertite che le loro azioni avrebbero potuto essere delistate se i prezzi di mercato delle stesse fossero stati bassi, mentre altre hanno dichiarato che pagheranno dividendi per la prima volta.

Vero è, comunque, che la Cina ha ancora di fronte a sé questioni geopolitiche irrisolte. D’altro canto, l’indice CSI 300 – che replica la performance delle prime 300 società delle Borse di Shanghai e Shenzhen – ha registrato un buon rimbalzo da febbraio, quando ha toccato i minimi per gli ultimi cinque anni.

COSCO è un buon esempio di titoli a basso valore e ad alto rendimento che vale la pena prendere in considerazione in questo contesto. Già affermata come compagnia di navigazione leader in Cina, si sta attualmente posizionando per un futuro ecologico investendo in navi a zero emissioni.

Il caso di Sinotrans è forse ancora più eclatante. Nonostante sia uno dei principali fornitori di servizi di trasporto merci del Paese, al momento della stesura del presente documento le azioni della società sono prezzate ad un rapporto prezzo/utili pari ad appena 6x, dopo essere crollata al di sotto di 3x alla fine del 2022.

Cambiamenti positivi e opportunità a lungo termine

Assistere all’impatto di misure come queste in un mercato sviluppato (DM) come il Giappone è abbastanza interessante. Ma vederne l’applicazione nei mercati emergenti (EM), come la Corea del Sud e la Cina, è probabilmente ancora più affascinante.

Gli investitori potrebbero ragionevolmente chiedersi se il Giappone rappresenti una scelta intrinsecamente meno rischiosa. Dopotutto, i mercati emergenti sono solitamente considerati più volatili dei mercati sviluppati.

La linea di confine fra mercati emergenti e mercati sviluppati tende però sempre più a scomparire. La Corea del Sud ha mancato per un soffio la classificazione nel gruppo dei paesi sviluppati solo poche settimane fa, mentre molti Paesi sviluppati ritengono che la Cina – la seconda economia mondiale, tanto per chiarire – non abbia il diritto di essere classificata come economia emergente.

In ultima analisi, il dibattito mercati sviluppati/mercati emergenti comporta molteplici punti di vista, sfumature, affermazioni e contestazioni. Questo spiega il motivo per cui è infuriato per anni. I dettagli possono essere importanti per gli investitori, ma questa è una storia da affrontare in separata sede.

Ciò che importa davvero qui e ora è che mercati come la Corea del Sud e la Cina stiano riconoscendo finalmente il valore delle riforme, perseguendo attivamente, e persino realizzando, cambiamenti positivi.

È probabile che ciò dia origine a un numero crescente di opportunità a lungo termine. Gli investitori lungimiranti che apprezzano il potere della diversificazione vorranno prendere nota e ampliare di conseguenza i propri orizzonti.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!