Covid-19 evidenzia i limiti della spesa sanitaria italiana

Terapia intensiva, quanti posti letto in Italia?

In piena crisi da coronavirus Covid-19, l’Italia discute del numero di posti disponibili per la terapia intensiva. A fronte di 295 ricoveri in terapia intensiva legati a casi riscontrati di Covid-19 a ieri pomeriggio (5 marzo), di cui 209 in Lombardia (gli altri erano 26 in Veneto e 23 in Piemonte), in Italia esistono secondo gli ultimi dati disponibili (fine 2017) 5.090 posti letto in terapia intensiva, pari a 8,42 posti letto ogni 100mila abitanti. Sono pochi o sono tanti? Il numero dei posti letto totali negli ospedali italiani è di 3,2 ogni mille abitanti, contro i 4,7 posti letto ogni mille abitanti della media dei paesi Ocse.

Pochi i posti letto rispetto ai paesi Ocse

Non è disponibile una statistica dettagliata per i soli posti letto in terapia intensiva, per cui non si può fare un confronto ma è difficile pensare che l’Italia possa essere messa come o meglio della media Ocse almeno stando ai dati dell’ultimo rapporto (2019) della fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. La spesa per la salute in Italia a fine 2017, ricorda il rapporto, era pari a 204 miliardi, di cui poco meno di 155 miliardi qualificata come spesa sanitaria (e di questa poco più di 113 miliardi come spesa sanitaria pubblica).

Spesa sanitaria in calo in termini reali

Gimbe avvertiva: “il 19% della spesa pubblica, almeno il 40% di quella delle famiglie ed il 50% di quella intermediata non migliorano salute e qualità di vita delle persone” il che rendeva urgente avviare riforme sanitarie e fiscali “per ridurre al minimo i fenomeni di sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate”. In particolare nel periodo 2010-2019 secondo Gimbe sono stati sottratti al Servizio Sanitario Nazionale circa 37 miliardi, a fronte di un incremento complessivo del fabbisogno sanitario nazionale di 8,8 miliardi, pari ad una media annua dello 0,9% “insufficiente anche solo a pareggiare l’inflazione (+1,07%)”. Allo stesso tempo il Def 2019 prevedeva una progressiva riduzione del rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022.

Tanti sprechi e poche risorse sono mix pericoloso

Troppo poco? Sì secondo Gimbe che, al netto di sprechi e inefficienze sulla spesa sanitaria stimati pari ad oltre 21,5 miliardi nel 2017, segnalava come per riallineare il Servizio Sanitario Nazionale italiano a standard degli altri paesi europei sarebbe stata necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di 230 miliardi. Alla luce di questo dato non stupisce, purtroppo, che al momento l’Italia sia il paese occidentale col maggior numero di contagiati da Covid-19 (3.858 a ieri sera, dietro solo a Cina e Corea del Sud ma davanti anche all’Iran), nonché di decessi (148, contro i 107 dichiarati dall’Iran e i 40 della Corea del Sud). Numeri che scontano anche il fatto che l’Italia sia il terzo paese più vecchio al mondo, con un’età media di 46 anni e previsioni Istat di un incremento di 5 milioni, a 18,8 milioni, degli over 65enni entro il 2039-2040.

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