Suicidio a Milano: più che la crisi pesa isolamento sociale

Ragazzo si suicida a Milano

Suicida per cassa integrazione: è capitato ad un ragazzo di 25 anni a Milano la sera del 31 marzo. Il ragazzo, che viveva a Via Pastorelli, aveva appena ricevuto dal suo datore di lavoro la notizia di essere stato messo in cassa integrazione (e non licenziato come alcuni media hanno riportato a caldo) a causa del crollo delle vendite di queste settimane di quarantena. Il ragazzo, che lavorava in un punto vendita specializzato in prodotti alimentari da circa 7 anni con contratto a tempo indeterminato, aveva eseguito regolarmente durante la giornata un’attività di formazione online a distanza e nulla lasciava presagire la tragica decisione di gettarsi dalla finestra del suo bagno.

Suicidi e crisi economica

La drammatica notizia sembrerebbe confermare come periodi di crisi possano spingere i più fragili a gesti estremi, eppure molti studi già nel 2012 hanno messo in dubbio l’esistenza di una significativa correlazione diretta tra andamento dei suicidi e crisi economica. In Italia in particolare il numero dei suicidi è da anni stabile e di poco inferiore ai 4 mila casi all’anno, dopo aver toccato un picco verso la fine degli anni Novanta di oltre 4.600. Secondo l’Istat nel 2016 (l’anno di rilevazione più recente) in Italia si sono tolte la vita 3.870 persone contro le 4.689 del 1996.

Isolamento sociale è un fattore scatenante

Il calo dei suicidi negli ultimi 20 anni è spiegato col generale miglioramento delle condizioni di vita, ma l’aumento dell’età potrebbe costituire un rischio visto che da un tasso di suicidi di 1,3 ogni 100 mila abitanti sotto i 24 anni d’età, si sale a 10 ogni 100 mila abitanti sopra i 65 anni d’età. Tra gli oltre 50 fattori che sembrano poter spingere una persona a una così tragica decisione vi è l’isolamento sociale, cresciuto in queste settimane a causa della quarantena per ridurre l’espansione dell’epidemia di coronavirus. Ma anche dipendenze, difficoltà di comunicazione, abusi durante l’infanzia, gravi malattie croniche, tendenze aggressive, detenzione e singoli eventi molto stressanti, economici o meno che siano.

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