Sport e coronavirus: anche la Formula Uno rischia il crack

Coronavirus mette a rischio stagione Formula Uno

Con 6 Gran Premi in calendario tra marzo e giugno già rinviati e due (quelli dell’Australia e del Principato di Monaco) annullati, la Formula Uno sta vivendo il momento più difficile della sua storia, con squadre e organizzatori che cercano di far quadrare i conti tra costi fissi e mancati ricavi, in piena emergenza coronavirus. Se ne sono accorte anche le agenzie di rating che iniziano a tenere sotto controllo il merito di credito di Formula One.

Moody’s mette rating sotto osservazione

Moody’s ad esempio ha ridotto da “stabile” a “negativo” l’outlook sul rating dell’associazione (che lo scorso anno ha fatturato 2 miliardi di dollari, di cui 1,35 miliardi redistribuiti in premi alle prime 10 squadra, a fronte di 482 milioni di utile operativo) che però al momento resta “B2” (l’equivalente di “B” per S&P e Fitch), livello peraltro già considerato non più “investment grade” ma “speculativo” ossia potenzialmente “junk” e solo un notch al di sopra dei rating di livello C, che indicano debiti su cui gli investitori corrono un rischio da “considerevole” a “estremo” di perdere il proprio denaro.

Anche Jp Morgan è preoccupata

Anche Jp Morgan ha espresso il timore che la Formula Uno, controllata al 100% da Liberty Media, possa infrangere i covenant collegati alle linee di credito per 2,9 miliardi di dollari di cui gode. Al momento l’associazione dispone di liquidità in cassa per 402 milioni di dollari, oltre a linee di credito “revolving” non ancora utilizzate per altri 500 milioni. Il problema è che Liberty Media quando nel 2016 rilevò Formula One da Bernie Ecclestone per 4,4 miliardi di dollari in contanti si impegnò a ripagarne il debito di 3,6 miliardi di dollari, cosa che assorbe ogni anno circa 350 milioni di dollari.

Stop alle gare mette a rischio introiti

L’eventuale protrarsi dello stop alle gare mette a rischio sia gli incassi di diritti televisivi (lo scorso anno prima fonte di entrate con quasi 763 milioni di dollari) sia le commissioni che ogni Gran Premio paga per essere ospitato nel circuito (altri 602 milioni nel 2019), come pure sponsorizzazioni come quelle di Rolex e Emirates e biglietti legati ai singoli eventi. Il tutto senza parlare del rischio che una o due squadre possano dover chiudere bottega.

Moody’s: si può ancora essere ottimisti

Moody’s per il momento resta relativamente fiduciosa sulla “sostanziale flessibilità nel riorganizzare il calendario delle gare nel momento in cui verranno revocate le restrizioni di viaggio”. Formula One, spiegano gli esperti dell’agenzia di rating, ha “sufficiente flessibilità sui costi, basse spese in conto capitale e un forte margine di liquidità da gestire” nonostante scenari molto negativi tra cui quello estremo di una totale cancellazione della stagione 2020, potendo probabilmente “essere in grado di attingere al supporto del suo proprietario, Liberty Media Corporation, che attualmente ha notevoli risorse disponibili”.

Ecclestone pronto a tornare in pista se servisse

Se queste ultime dovessero tuttavia diminuire, per Formula One potrebbero essere dolori e così per le squadre minori, mentre anche le squadre più forti come Ferrari e McLaren potrebbero accusare qualche contraccolpo. Tanto che qualcuno già racconta di un’eventuale cordata, guidata dall’immarcescibile Ecclestone, che il prossimo 28 ottobre compirà 90 anni, per rilevare nel caso la proprietà di Formula One e garantirne il prossimo rilancio, coronavirus permettendo.

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