Sharing economy, vittima della pandemia di Covid-19

Sharing economy vittima della pandemia

Sharing economy addio? Se c’è un settore, o meglio una tipologia economica che la pandemia di Covid-19 rischia di abbattere è quella basata sulla condivisione di beni e servizi, appunto la sharing economy. Chi, anche per diversi mesi dopo la “fase 2”, si fiderà ad utilizzare servizi come Uber o BlaBlaCar, ottenendo via app un passaggio da uno sconosciuto, o a noleggiare uno scooter elettrico come quelli messi a disposizione da MiMoto?

Il problema della sanificazione

E ancora: come garantire la sanificazione dei mezzi utilizzati dai servizi di bike sharing diffusisi in questi anni in Europa e negli Stati Uniti? O chi se la sentirà di acquistare capi “vintage”? E chi si fiderà a prenotare appartamenti privati tramite network come Airbnb, tanto più non sapendo se quest’anno (e il prossimo) saremo in grado di andare in vacanza fuori regione o nazione?

Qualcuno punterà sui servizi di delivery

Se alcuni come Uber potrebbero cercare di focalizzarsi almeno temporaneamente sui servizi di delivery, questi sì in forte crescita, i grandi gruppi di affitti brevi potrebbero soffrire molto di più la crisi, mettendo a loro volta sotto pressione il mercato immobiliare, che già rischia di assistere a un crollo verticale della redditività degli affitti commerciali.

Per Airbnb Wall Street si allontana

Così a Wall Street Uber a 30 dollari per azione resta in calo del 28% circa rispetto a 12 mesi fa, ma è già in ripresa del 31% abbondante dai minimi toccati il 18 marzo scorso, mentre Airbnb, dopo 4,4 miliardi di dollari di finanziamenti privati raccolti in questi 12 anni di attività vede allontanarsi l’attesa Ipo sul listino di New York, che solo fino a fine 2019 sembrava potersi basare su una valutazione implicita di circa 42 miliardi di dollari per la società fondata da Brian Chesky, tra i cui investitori dal 2011 figura anche Jeff Bezos (fondatore e principale azionista di Amazon).

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