Coronavirus: Ue riapre le frontiere ma non a tutti

Ue riapre le frontiere, ma non a tutti

La Ue riapre le frontiere: da oggi, primo luglio, l’Unione Europea riapre sue frontiere esterne, per ora a 15 paesi ma l’elenco verrà aggiornato ogni 15 giorni in base all’andamento epidemiologico del Covid-19. Tra i 15 paesi considerati sufficientemente sicuri vi sono Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay. Per la Cina la riapertura è prevista a condizione di reciprocità.

Usa, Brasile, Russia, India, Turchia e Israele ancora off-limits

Ancora al bando i contatti con gli Stati Uniti, dove del resto l’epidemia non si arresta con oltre 2,63 milioni di contagiati e quasi 128 mila morti e gli stati del Sud “pro Trump” sempre più in affanno al punto che l’immunologo nazionale, Anthony Fauci, in un’audizione alla commissione Sanità del Senato ha spiegato che la situazione “è fuori controllo” e che senza distanziamento e mascherine i nuovi casi di Covid-19, già risaliti attorno ai 40mila al giorno, potrebbero presto arrivare a 100mila al giorno. La Ue (le cui indicazioni non sono peraltro vincolanti giuridicamente e potrebbero essere non osservate dai singoli stati sul proprio territorio) ha mantenuto anche il bando verso Brasile, Russia, India, Turchia e Israele.

Cosa serve per veder riaprire le frontiere      

Per poter vedere riaprire le frontiere, i paesi terzi (Usa compresi) dovranno rispettare una serie di requisiti ed in particolare: un numero di nuovi casi Covid-19 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni pari o inferiori alla media Ue, tendenza stabile o decrescente di nuovi casi nei 14 giorni rispetto ai 14 giorni precedenti, risposta globale a Covid-19 in base alle informazioni disponibili (test, sorveglianza, tracciabilità dei contatti, contenimento, trattamento e affidabilità delle informazioni). La reciprocità, suggerisce la Ue, dovrebbe anche essere presa in considerazione regolarmente e caso per caso.

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