Col Covid-19 calano entrate, vola debito pubblico italiano

Cresce impatto pandemia sui conti pubblici

E’ salato, come previsto, il conto della pandemia di Covid-19 sui conti pubblici, sia sul fronte delle maggiori spese che delle minori entrate. Il Tesoro, in particolare, fa sapere in una nota che le entrate tributarie e contributive nei primi cinque mesi del 2020 hanno segnato nel complesso una diminuzione dell’8,4% (-22.268 milioni di euro) rispetto all’analogo periodo dell’anno 2019.

Entrate tributarie e contributive in calo

Il dato è il risultato della variazione negativa del 7,7% (-12.908 milioni di euro) delle entrate tributarie e della diminuzione delle entrate contributive del 9,5% (-9.360 milioni di euro). La notevole flessione dei dati delle entrate tributarie e contributive, sottolinea la nota del Tesoro, “è determinata dall’effetto delle misure adottate per fronteggiare l’emergenza sanitaria” (tra cui il rinvio dei versamenti fisco-contributivi, ndr).

Il debito pubblico continua a volare

Meno entrate a fronte di più spese non può che significare maggiore deficit e debito e infatti a fine maggio il debito pubblico italiano ha toccato il nuovo record storico di 2.507,6 miliardi, 40,5 miliardi in più rispetto a fine aprile. A fronte di ciò, aggiunge Banca d’Italia, il controvalore del portafoglio dei titoli di stato italiani in mano a soggetti esteri a fine aprile aveva toccato il livello più basso da maggio 2019, a 677,308 miliardi di euro, indice della crescente cautela con cui gli investitori guardano al rapporto rischio/rendimento della carta italiana.

Conte spera nel Recovery Fund

Forse anche avendo presente questo quadro, il premier italiano Giuseppe Conte stamani è tornato a sottolineare come sia “cruciale” che si arrivi entro fine mese ad una decisione sulla forma del Recovery Fund proposto dalla Commissione Ue. In merito non sono pochi, tuttavia, i commentatori che ritengono necessario almeno un ulteriore round negoziale coi “frugali” del Nord Europa che all’Italia chiedono di riprendere il cammino delle riforme accantonate in questi ultimi due anni e mezzo ed eliminare alcuni dei provvedimenti più costosi varati dal primo governo Conte come Quota 100 (ed eventualmente il Reddito di Cittadinanza).

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