Mps: riuscirà Morelli in una mission “impossible”?

CONVERSIONE VOLONTARIA BIS PER MPS – Mps potrebbe annunciarlo mercoledì: tra giovedì e venerdì (o ai primi giorni della prossima settimana) l’operazione di “liability management” su 11 emissioni lower tier 1 e lower tier 2 verrebbe riaperta, puntando in particolare ad ottenere un’adesione massiccia da parte degli investitori retail che hanno sottoscritto 2 miliardi di euro di tali titoli. La prima volta l’offerta ha raccolto adesioni per poco più di un miliardo, utile ma non sufficiente a garantire il raggiungimento dell’obiettivo di 5 miliardi da raccogliere anche perché ormai sui bond i giochi sembrano fatti e gli scambi sono anche per questo al lumicino.

SERVONO ALMENO ALTRI 2 MILIARDI – Eppure Marco Morelli deve far salire almeno a 3 miliardi i capitali raccolti tramite conversione volontaria dei 4,3 miliardi di bond subordinati (non considerando il miliardo di titoli Fresh 2008 emessi da Bank of New York Mellon Luxembourg ma comunque convertibile in azioni Mps), che rispetto all’ipotesi di una “ricapitalizzazione prudenziale” sempre più vicina (se la via del mercato fallirà come non pochi investitori temono) ha il pregio, per gli aderenti, di offrire un concambio a premio rispetto alle quotazioni correnti dei bond e non a sconto (ossia con un “haircut”) e, probabilmente, di consentire un rimborso a medio termine dei bondholder che risultassero danneggiati, sull’esempio di quanto a suo tempo già previsto dal decreto “salva banche” per il caso dei bond delle “good bank”.

MISSION “QUASI-IMPOSSIBLE” PER MORELLI – Imprescindibile, per evitare l’intervento pubblico diretto (che avverrebbe con decreto e riguarderebbe l’intero settore bancario e non solo Mps, dunque richiederebbe un governo nel pieno dei suoi poteri), resta anche il coinvolgimento di investitori strategici (3 o 4 “anchor investor” pronti a investire 250-300 milioni a testa), per limitare al massimo il residuo “private placement” da affidare al pool di banche che svolgerà unicamente la funzione di consorzio di collocamento ma non di garanzia, ossia senza il vincolo di sottoscrivere l’inoptato. Viste le cifre e le diverse prospettive di guadagno/perdita per i bondholder rispetto alle quotazioni correnti, la missione di Marco Morelli appare sempre più difficile, ma non ancora impossibile.

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