Il vigneto d’oro è in Francia: 2,5 milioni per un ettaro

LA FRANCIA È AL TOP – L’agenzia “Knight Frank”, colosso dell’immobiliare con 110 anni di esperienza, propone un “borsino” delle quotazioni dei vigneti più rinomati del mondo, qui sintetizzato grazie al sito winenews.it. Il top assoluto è Bordeaux, in Francia, dove le quotazioni per ettaro vedono, peraltro, la forbice più alta: dai 20.500 dollari nelle zone meno pregiate, ai 2,5 milioni. Sempre in Francia, nella Valle della Loira si va dai 100.000 ai 400.000 dollari a ettaro (-2%). In Italia si guarda soprattutto alla Toscana, dal Chianti Classico, dove un ettaro è quotato tra i 100.000 e i 150.000 dollari, al Brunello di Montalcino, dove si sale tra i 300.000 e i 500.000. Ma per il report, la zona più quotata è quella del Barolo, dove si parte da 200.000 dollari, ma dove si può arrivare anche a 1,2 milioni ad ettaro. Quotazioni decisamente più basse in Spagna: nella Ribera del Duero, si sta tra i 40.000 e i 50.000 dollari, come nella zona della denominazione Somontano, ai piedi dei Pirenei.

MITTELEUROPA – Nella Mosella, in Germania, invece, si va dai 65.000 ai 100.000 dollari, ma inizia a essere vista come terra da investimento enoico anche il Sud Est dell’Inghilterra, dove un ettaro è quotato 25-35.000 dollari. Dall’altra parte dell’Atlantico, le quotazioni top le raggiungono i vigneti della Napa Valley, che vanno dai 135.000 ai 588.000 dollari a ettaro. Molto di più dei vigneti nella zona del Mendoza, in Argentina, che spuntano quotazioni tra i 30.000 e i 100.000 dollari, o di quelli della Colchagua Valley, in Cile, che va dai 30.000 ai 70.000 dollari. In Sudafrica, nella regione di Western Cape, si possono trovare vigneti anche a 4.000 dollari a ettaro, ma quelli più pregiati arrivano fino a 600.000 dollari. Tra i 30.000 e gli 80.000 dollari a ettaro i vigneti australiani della Barossa Valley, dai 130.000 ai 170.000 quelli di Hawkes Bay, in Nuova Zelanda. La maggior presenza di stranieri, invece, è a Bordeaux e nella Valle della Loira in Francia, il Chianti in Italia, e Mendoza in Argentina, con il 60% di investitori domestici, e il 40% di “forestieri”.

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