L’Italia del calcio va male anche nel merchandising

Quello che una volta era il campionato più bello del mondo fa sempre meno gola. Analizzando i ricavi in seguito al merchandising delle squadre dei massimi campionati europei, l'Italia è ultima nel calcio che conta. Dall'analisi di Sport+Markt AG emergono proprio dei dati poco incoraggianti. Che diventano quasi preoccupanti se si considera la forte ascesa di Paesi in cui il calcio si sta molto sviluppando come Francia, Olanda e Turchia.

In testa ovviaente c'è la Liga spagnola: con 190 milioni di euro, trascinata dalle "corazzate" Real Madrid e Barcellona, che possono contare su top player mondiali del livello di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, al primo posto della classifica europea per nazioni. Al secondo posto la Premier league inglese, con 168 milioni di euro. Un dato caratterizzato da una maggiore omogeneità nelle vendite tra i 20 club della massima serie (con Manchester United, Liverpool e Arsenal a guidare la classifica individuale dei ricavi da merchandising). Sul terzo e più basso gradino del podio la Bundesliga, dove l'acquisto delle maglie e delle referenze commerciali è spesso legato al senso di identità territoriale e valoriale da parte dei tifosi. Il campionato tedesco di prima divisione sviluppa introiti da merchandising superiori a 130 milioni di euro.

Quarto posto per la serie A, che nel complesso sta crescendo con i suoi oltre 77 milioni di euro, ma soffre molto le "interferenze" dell'industria del falso. C'è da fare attenzione alla crescita della Ligue1 francese in crescita con 67 milioni di euro di ricavi, subito dietro l'Olanda e la Turchia (uno dei mercati con maggiore tasso di crescita tra i primi dieci a livello europeo).
 

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