Se le opportunità restano impari

DONNE DISCRIMINATE – Le donne italiane subiscono ancora discriminazione sul lavoro a livello di salari e mansioni. Secondo i dati forniti dal Global Gender Gap Report 2012, il nostro Paese è al 101esimo posto su 135 Paesi, se si considera il parametro della partecipazione femminile all’economia e al lavoro, mentre perde sei posizioni  rispetto all’anno precedente (nel 2011 occupava la 74esima posizione) nella classifica relativa alle disuguaglianze tra i sessi, posizionandosi all’80esimo posto.

LA GRADUATORIA – Sono migliori dell’Italia persino il Ghana, il Bangladesh, il Kenya e il Brasile. Ai primi posti della classifica ci sono Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia. I dati forniti dal Global Gender Gap Report 2012 sono stati commentati durante il convegno "Donne al lavoro, tre mosse vincenti. Pari opportunità, conciliazione dei tempi, nuovi modelli organizzativi", con il patrocinio del ministero del Lavoro. Nel corso del convegno, i dati Inps hanno segnalato che solamente un terzo della popolazione femminile fa parte della forza lavoro e che l’82% dei lavoratori a tempo parziale è rappresentato da donne.

DISTANTI ANCHE NELLE PENSIONI – Sempre secondo l'Inps, la retribuzione media annua lorda nelle aziende private è stata di 21.678 euro per le donne contro i 30.246 euro degli uomini. Le donne sono il 57% degli impiegati. La loro rappresentanza, neanche a dirlo, cala nelle posizioni più alte. Aumentano le operaie (+3,1%), in controtendenza rispetto agli uomini. Il 47% dei pensionati è rappresentato da donne, che però percepiscono il 34% dell’importo complessivo. Una pensionata su tre prende meno di mille euro al mese. Nel pubblico la pensione media è pari a 18.400 euro l’anno lordi, contro i 26.900 euro degli uomini.

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