A volte ritornano. Come non prendere un abbaglio…

Fonte: Ufficio Studi di Sofia sgr

 

L’omaggio a Stephen King all’interno del titolo non è casuale: parliamo di mostri, di paure, l’uomo nero del mondo finanziario.

Ultimamente è capitato di leggere di alcune comparazioni tra l’andamento dello S&P500 durante l’anno in corso e il 1987: guardando la dinamica di prezzo (Figura 1) le similitudini sono molte, questo è indubbio. E, sempre proseguendo per la strada della similitudine tra il 2016 e il 1987, verrebbe da pensare alla possibilità di un pesante crollo di mercato nelle prossime settimane.

Questa tesi porta però con sé un peccato originale, quello di pensare che un anno possa essere uguale a un altro.

Questa idea è difficile da concepire per almeno due ragioni: la prima è che il movimento dei prezzi sui mercati è generalmente randomico, la seconda è che sono basati sulle aspettative future.

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Figura 1 – Prezzo dell’Indice S&P500 YTD vs. 1987. Fonte: Bloomberg.

Questo significa che escludiamo a priori la possibilità di una prossima discesa degli Indici?

Affatto. Ci sono diversi fattori che da qui a fine anno potrebbero portare volatilità, dalle Elezioni statunitensi alle manovre di politica monetaria delle Banche Centrali. Tuttavia ci sono anche delle differenze importanti rispetto al 1987, la più importante riscontrabile nella performance del mercato americano (Figura 2).

Ventinove anni fa, infatti, lo S&P500 aveva iniziato l’anno con una performance verticale, tanto che poco prima del crollo il tachimetro aveva fatto segnare un buon +35%; oggi il barometro dell’Indice raggiunge appena il +4% da inizio anno.

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Figura 2 – Performance dell’Indice S&P500 YTD vs. 1987. Fonte: Bloomberg.

Un altro punto sicuramente interessante riguarda le valutazioni. Prendendo il rapporto Price/Earning come proxy (Figura 3), si può notare come a dispetto di una differenza non abissale in termini assoluti (PE 1987 22x vs. PE 2016 20x), le valutazioni di allora erano ben oltre la prima Standard Deviation, mentre oggi si attestano tutto sommato intorno alla media. Quello che osserviamo oggi è quindi un mercato sicuramente non “Cheap”, ma nemmeno eccessivamente sopravvalutato rispetto allo storico degli ultimi 60 anni.

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Figura 3 – Rapporto Price/Earning dell’Indice S&P500. Fonte: Bloomberg.

In conclusione, sebbene la statistica sia interessante e non si possa escludere una flessione del mercato azionario, nondimeno la dinamica deve essere dettata dai livelli dei prezzi attuali e dalle aspettative sui mercati. Pena: il rischio di prendere un abbaglio.

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