Mps, il piano Passera sacrificato sull’altare del referendum

Il Monte dei Paschi ha sancito che l’esito della ricapitalizzazione è legato a quello del referendum costituzionale del 4 dicembre. “I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio” di collocamento evidenziano la “sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale”, si legge nella relazione all’assemblea sull’aumento di capitale.

Peccato che sia stata respinta la proposta presentata da Corrado Passera e che prevedeva l’intervento di investitori istituzionali senza nessun bisogno di aspettare i tempi e le esigenze della politica. Una dimostrazione? Ecco la lettera inviata da Corrado Passera alla banca senese con cui annuncia il ritiro della sua proposta.

“Egregi Consiglieri ed egregi Sindaci, con grande rincrescimento Vi comunico in accordo con gli investitori che rappresento, che l’atteggiamento di totale chiusura che la Banca ha dimostrato nei nostri confronti ci costringe oggi a ritirare la nostra proposta presentata il 13 ottobre: ci sono state infatti negate le condizioni minime per condurre il normale percorso volto a rendere definitiva e impegnativa tale proposta”.

Inizia così la lettera recapitata da Passera ai consiglieri di amministrazione e ai sindaci di Montepaschi e con la quale comunica il ritiro della proposta avanzata 20 giorni fa per ricapitalizzare la banca e che rappresentava la seconda versione della proposta avanzata la scorsa estate e mai esaminata dal cda del Montepaschi.

In particolare nella lettera Passera precisa che “la Banca ci ha detto che la nostra proposta non sarebbe abbastanza solida per essere presentata alla Bce. Premesso che questo è un giudizio che è prerogativa della Bce, ricordiamo che stiamo parlando di un Piano d’Impresa molto dettagliato ( che avremmo volentieri presentato, ma non ci è stata data la possibilità); di lettere di interesse ufficiali da parte di primari investitori internazionali per circa 2 miliardi di euro (che, come previsto nella nostra lettera, avremmo messo a disposizione della Banca appena firmato il patto di riservatezza) e dell’assunzione di un impegno a garantire l’aumento di capitale in opzione agli attuali azionisti per 1-1.5 miliardi di euro“.

Inoltre, prosegue Passera, “la Banca ci ha detto che la Bce ha approvato solo l’attuale impostazione e che la nostra proposta di aumento di capitale immediato di 3,5 miliardi non sarebbe stata presa in considerazione. Come detto, tale giudizio è prerogativa della Bce e appare inopportuno che la banca parli a suo nome escludendo che la Bce possa nemmeno esaminare altre alternative. Confermiamo il nostro convincimento che la banca necessiti di una ripatrimonializzazione complessiva per almeno 5 miliardi in tempi brevi ma, ovviamente, saremmo anche disponibili a tener conto delle richieste della Bce rispetto alle modalità per raggiungere tale obbiettivo. Peraltro, la differenza in termini di effetto patrimoniale netto delle due proposte già oggi si riduce fortemente una volta tenuto conto di tutti gli oneri realizzativi, diretti e indiretti, che le due proposte comportano”.

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