Turbolenze sui mercati, chi ha paura del lupo cattivo

Fonte: Ufficio Studi di Sofia Sgr

Nottata elettorale intensa negli Stati Uniti, che dopo anni di amministrazione Obama vedono in Donald Trump il nuovo inquilino della Casa Bianca. Per usare un eufemismo, i mercati non hanno mai visto di buon occhio l’ascesa del candidato Repubblicano, come ha dimostrato la reazione negativa dello S&P500 nella fase pre-elettorale e degli Indici di Borsa globali successivamente all’esito delle urne.

La Pecora Nera, per natura e per vocazione, ha delle idee un po’ contrarian, al limite della provocazione. In una giornata come quella di oggi, la boutade nasce spontanea: ma un Governo Trump è una notizia così tanto negativa?

Non ci riferiamo in questo caso ai mercati, ma guardiamo la questione da un punto di vista squisitamente economico, tralasciando le potenziali e per ora imprevedibili conseguenze sul fronte della politica internazionale.

Il ciclo economico è ormai decisamente maturo negli States, che non vivono una fase recessiva ormai dal biennio 2008-09. Prima o poi (molti pensano già nella seconda metà del 2017) la recessione economica potrebbe tornare a fare capolino in USA.

Cosa potrebbe aiutare gli Stati Uniti ad arginare o a risollevarsi da un rallentamento economico? Keynes ci insegna che la ricetta per uscire dalla Grande Depressione era stata trovata nell’investimento del Settore Pubblico e, in questo senso, le aggressive politiche di Trump volte al rinnovamento delle infrastrutture potrebbero essere vitali per il futuro del Paese. Un sistema che, secondo l’ASCE (American Society of Civil Engineers), necessiterebbe di investimenti per 3.300 miliardi di dollari da qui al 2025 e che allo stato attuale costa alle famiglie americane 3.400 dollari all’anno per i prossimi dieci anni a causa delle sue inefficienze. Un sistema il cui voto medio nel 2013 in una scala da A ad F si attestava a una misera D+ (equivalente a “Mediocre” – si legge su infrastructurereportcard.org) e la cui età media è andata via via aumentando nel corso degli anni.

La vera incognita è come il Presidente intende recuperare le risorse necessarie per attuare il piano di rinnovamento, stante anche gli scarsi margini di manovra dovuti all’elevato indebitamento dell’economia statunitense. E poi, ovviamente, c’è tutto il resto.

Quindi, chi ha paura del lupo cattivo? I mercati sicuramente sì, al primo impatto. Poi però una bella reflazione potrebbe portare a rivalutare i ruoli e a non far rimpiangere una Clinton che sarebbe stata un Presidente molto più politically correct, ma forse meno efficiente per far entrare aria fresca nel sistema economico USA.

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