Altro che Montepaschi! Sulla strada di Gentiloni c’è un altro macigno molto più grosso…
È cambiato il premier e, marginalmente, l’ esecutivo. Non sono invece mutati gli impegni di condotta fiscale presi dall’Italia coi partner Ue, e restano invariati il giudizio tecnico della Commissione e quello politico dei ministri dell’ Eurogruppo, entrambi severi. Vuol dire che il team di Gentiloni dovrà valutare «misure aggiuntive per rispettare il Patto di Stabilità» e per evitare lo «scostamento significativo» rispetto agli obiettivi indicati per il 2017. Il valore della correzione necessaria è variabile quanto incerte sono le coperture della legge di bilancio. Un paio di miliardi nella migliore delle ipotesi; sino a 20, nella peggiore, almeno per ora. C’ è tempo sino a marzo. La base della piramide negoziale è l’ opinione diffusa dalla Commissione il 26 novembre, documento carico di rilievi costosi. Si parte con la mancata riduzione del deficit strutturale in misure dello 0,6% del Pil (è previsto in aumento dello 0,5%), differenza che vale 1,4 punti di Pil fra il 2016 e il 2017 (oltre 25 miliardi). Si continua col target italiano del disavanzo, che l’ Ue vede al 2,4% del Pil rispetto all’ impegno di aprile fissato all’ 1,8: fra due numeri c’ è la flessibilità, che non copre l’ intero conto. Inoltre, il debito pubblico aumenta invece di calare.
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