Montepaschi e la maledizione dell’Europa

Mancano poche ore per conoscere la sorte del Montepaschi. Non ci sono state le code agli sportelli degli investitori privati per convertire le obbligazioni subordinate. Tra sabato (quando gli sportelli sono rimasti aperti) e lunedì sono state convertiti titoli per circa 200 milioni contro un totale di 2,1 miliardi. Oggi sia spettano gli istituzionali ma tutto si concluderà sul filo di lana piazzato nella giornata di domani 21 dicembre.

Insomma un suspence incredibile con lo Stato che ha affilato le armi finanziarie preparando 20 milioni di extra debito pubblico per sostenere Montepaschi e non solo visto che molte banche sono in forte difficoltà ed è difficile che arrivino cavalieri bianchi se non statali.

Ma come si è arrivati a questo punto? Lasciamo perdere le vecchie storie, l’acquisizione di Antonveneta, l’incapacità dei manager, le difficoltà del mercato e mettiamo le lancette indietro fino a  maggio quando gli ispettori della Bce effettuarono i famosi stress test sulle principali banche del continente. Montepaschi non superò quell’esame che però, come dice la parola stessa, è un esame estremo: ossia la banca non avrebbe potuto reggere in condizioni di stress che difficilmente di verificano come crisi economiche e finanziarie particolarmente virulente, e che infatti non si sono avverate almeno ai livelli richiesti dagli stress test. In sostanza in una navigazione normale Montepaschi avrebbe potuto andare per la sua strada come aveva fatto fino a maggio scorso, cercando magari digerire o di scaricare i famosi Npl ma senza avere il cappio al collo di un aumento di 5 miliardi da fare a tutti i costi e per di più entro al fine dell’anno.

Insomma, se non ci fossero stati gli stress test noin ci sarebbe stato nemmeno tutto questo casino.  Si è scatenata una sorta di maledizione dell’Europa, difficile da esorcizzare sopratutto in momenti come questi.

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