Dipendenti statali, nuove regole per malattie e permessi

Gli statali sono sempre più vecchi e in futuro saranno sottoposti a criteri più stringenti per assentarsi dal lavoro per motivi di salute. L’età media del pubblico impiego ha raggiunto la soglia dei 50 anni, certifica la Ragioneria generale dello Stato, sulla base di quanto constatato alla fine del 2015.  “Nel periodo 2001-2015 l’età media riferita al totale del personale – spiega – è cresciuta di sei anni e quattro mesi”, anche se con “differenze notevoli fra i vari comparti”.

Ci saranno nuovi criteri per malattia, congedi e permessi, in base all’intesa del 30 novembre tra sindacati e governo, ed i nuovi criteri saranno introdotti nei vari comparti della pubblica amministrazione man mano che si procederà ai relativi rinnovi contrattuali.

La malattia dei pubblici dipendenti potrà essere spacchetta in ore, così da impedire che il dipendente pubblico che deve allontanarsi per una visita specialistica o per un esame salti l’intera giornata di lavoro. Secondo le regole attuali, il lavoratore può scegliere se prendere un giorno di malattia, un giorno di ferie o intaccare il pacchetto di 18 ore annuali a disposizione per varie esigenze; col nuovo criterio le ore disponibili per i permessi per malattia rientrerebbero nel ‘periodo di comporto’, durante il quale il lavoratore può assentarsi mantenendo il posto di lavoro (per gli statali è di 18 mesi, di cui 9 con stipendio pieno).

Potrebbero mutare anche i permessi per assistere familiari disabili previsti dalla legge 104. L’idea è quale di sottoporre i dipendenti statali all’obbligo di comunicare preventivamente i giorni di assenza ogni mese, in modo da consentire all’amministrazione una corretta programmazione del lavoro.

 

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