Ogni giorno sui cittadini si riversa una tempesta di offerte apparentemente mirabolanti: sul gas, sulla luce, sui telefoni, sulle assicurazioni auto. Operatori incalzanti fanno il loro mestiere: tentare di convincere, ad ogni costo. A volte ci riescono: le difese psicologiche, spesso nei più anziani, sono facili da travolgere.
Ormai le telefonate giungono dalle numerazioni più innocue: prefissi italiani (anche se le agenzie di telemarketing sono all’estero), i più ricorrenti quelli di Milano e di Roma.
Non è solo un problema del nostro Paese. L’Europa delle istituzioni spesso bizantine stavolta ha partorito un’idea semplice semplice. Un solo prefisso speciale, e solo quello, può essere utilizzato dai teleoperatori. È una proposta che sta nella bozza di regolamento sulla riservatezza che la Commissione europea ha presentato nelle settimane scorse. Attenta ai conti degli Stati, la Commissione ipotizza che si possa anche pagare una tassa per ottenere queste numerazioni.
È la più semplice delle soluzioni. Sarà adottata in Italia? Nessuno ci crede. Non solo perché la legislazione è tra le più tolleranti nel continente, ma anche perché hanno fatto flop fino a oggi i tentativi di arginare il fenomeno. Il motivo? Anche se nessuno lo dice mai esplicitamente, interventi troppo radicali potrebbero mettere in ginocchio un comparto che impiega 40 mila lavoratori.