Tira brutta aria per i possessori di Btp. E più la scadenza è lunga…

Tira brutta aria per i possessori di Btp. L’aumento dei tassi porta a una diminuzione inevitabile del valore facciale del titolo.

Per esempio il BTp 2067 quota sotto 80, mostrando un calo del 20% rispetto al 4 ottobre scorso, data del suo collocamento sul mercato. Inutile sperare in un recupero dei corsi, perché con rendimenti del 3,6-3,7%, questo bond non potrà che deprezzarsi ulteriormente, visto che risulta impensabile che questo sia il livello sostenibile nel medio-lungo termine. La cedola del 2,8% annuale è visibilmente troppo bassa per un cinquantennale italiano, l’errore è stato comprarlo a prezzi prossimi alla parità.

In generale, il calo dei prezzi tende ad accentuarsi con l’aumentare delle scadenze: negli ultimi sei mesi, i biennali hanno perso il 2,3%, i quinquennali hanno ceduto quasi il 5%, i decennali il 9,3% e i ventennali il 18,6%. Questo, perché i prezzi sono più sensibili alle variazioni dei rendimenti nel lungo termine rispetto al breve.

Gli acquirenti dei titoli di stato negli ultimi anni, ovvero ai massimi storici per le rispettive scadenze, non potranno che subire perdite crescenti nel tempo e quale che sia lo scenario macro-economico. Vediamo perché.

Nell’Eurozona, si parla da mesi di reflazione, dato che la crescita tendenziale dei prezzi dalla fine dell’estate ad oggi è passata da variazioni negative al +1,8%, in linea con il target della BCE. Con il surriscaldamento delle aspettative d’inflazione, i rendimenti richiesti dal mercato aumentano, anche perché si percepisce la fine corsa degli stimoli monetari della BCE, il “quantitative easing”. Prima o poi, gli acquisti di bond da parte di Francoforte verranno (gradualmente) meno, con il risultato che i rendimenti saliranno, per il gioco della domanda e dell’offerta.

FONTE: www.investireoggi.it

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