Si avvicina la scadenza del 31 luglio 2017 e migliaia di cittadini che hanno aderito alla definizione agevolata dei ruoli esattoriali, la cosiddetta “rottamazione delle cartelle“, sono già in difficoltà nel reperire le somme necessarie a rispettare il pagamento delle rate previste. Questo strumento consente, a chi ne ha fatto domanda, di estinguere il debito senza sanzioni e interessi, purché si rispettino tutte le scadenze, altrimenti si perde il beneficio della “riduzione”.
“A pochi mesi dall’introduzione, la legge sulla rottamazione inizia a mostrare tutti i suoi limiti – afferma l’avvocato Pasquale Lacalandra, specializzato in diritto fallimentare e crisi da sovraindebitamento -. Pur introdotta con un fine lodevole, la rottamazione agevola prevalentemente chi ha una situazione debitoria contenuta o chi ha una buona disponibilità economica. In tutti gli altri casi si sta rivelando uno strumento impraticabile perché la legge impone che si debba pagare in sole 5 rate e che il debito debba essere saldato per il 70% entro il 2017 e l’ulteriore 30% entro settembre del prossimo anno. Inoltre, chi non paga una sola rata o paga oltre i termini fissati, decade dai benefici della definizione agevolata. Ciò nonostante, molti cittadini, pressati dalla necessità di regolarizzare la loro posizione, hanno comunque fatto richiesta pur sapendo già dall’inizio di non avere la liquidità per pagare.”
Secondo l’analisi dello Studio Legale Lacalandra, effettuato su un campione di propri clienti, i problemi di indebitamento riguardano prevalentemente i lavoratori autonomi o soggetti che in passato hanno svolto un lavoro con Partita IVA. Oltre l’80% di questi ha problemi di natura fiscale, con la quasi totalità che presenta un indebitamento superiore ai 50 mila euro; solo uno su dieci avrebbe la possibilità di corrispondere regolarmente le rate della procedura di Rottamazione.
Nei casi in cui l’importo è elevato, il risultato senz’altro positivo dell’abbattimento delle sanzioni ed interessi – che potrebbe portare anche ad una riduzione del 40% – viene vanificato dalla richiesta del pagamento in sole cinque rate. Così, ad esempio, un debitore che a fronte di un importo complessivo di 50mila euro vede ridursi il debito a 30mila euro, dovrebbe corrispondere tale somma in cinque rate da circa 6mila. Oggettivamente impossibile per chi è indebitato.
“Oggi, quindi, molti nostri clienti – prosegue Lacalandra- si trovano in difficoltà. Il legislatore ha evidentemente preferito monetizzare pretendendo il pagamento in poche rate e non ha considerato le reali disponibilità economiche del debitore. Sarebbe stato sufficiente spalmare il debito in più rate e molti debitori avrebbero potuto definire più agevolmente le proprie pendenze facendo altresì incassare importi maggiori all’Amministrazione”.
Un aiuto concreto arriva invece dalla legge sul Sovraindebitamento (L. 3/2012) che ha introdotto nell’ordinamento giuridico italiano la possibilità di instaurare una procedura con la quale consumatori, ma anche piccoli imprenditori, possono proporre la ristrutturazione dei debiti (anche fiscali) ottenendo, qualora vi siano le condizioni, la riduzione dell’importo dovuto in base alle proprie capacità economiche. Si tratta di una procedura che tutela non solo il debitore, che riacquista così un ruolo attivo nell’economia, ma che risulta vantaggioso anche per il creditore, poiché, senza la ristrutturazione del debito, correrebbe il rischio di perdere totalmente ogni possibilità di recupero. E ad oggi sono tanti i casi risolti positivamente grazie alla legge sul Sovraindebitamento.
Il Tribunale di Como ha decretato la riduzione di un debito fiscale da circa 1,4 mln a 350 mila euro in favore di una imprenditrice e la riduzione di un debito da 509 mila a 54 mila in favore di un lavoratore dipendente. Il Tribunale di Busto Arsizio (VA) ha invece ridotto una cartella esattoriale Equitalia da 86mila euro a 11mila euro (-87%) mentre il Tribunale di Monza ha ridotto il debito da oltre 150mila a 52mila euro (-65%).