Banca d’Italia, anche la Cina finisce in portafoglio

Bankitalia investe in reminbi

Difficile pensare a una coincidenza casuale: mentre il ministro dell’Economia e finanze, Giovanni Tria, è in Cina impegnato in una visita ufficiale per rafforzare la cooperazione economica tra i due paesi, una nota della Banca d’Italia informa che la stessa, nell’ambito della gestione delle proprie riserve valutarie, “ha deciso di costituire un portafoglio in renminbi” (ossia in yuan, ndr), i cui investimenti “riguarderanno principalmente titoli di Stato cinesi”.

Decisione riflette accresciuta importanza Cina

Tale modalità diretta di investimento, ricorda la nota di Via Nazionale, “si aggiunge a quella avviata negli anni recenti con la sottoscrizione di un fondo specializzato in renminbi gestito dalla Banca dei regolamenti internazionali” (Bri). La decisione “è stata presa nell’ambito dell’aggiornamento annuale delle strategie di investimento delle riserve gestite” da Banca d’Italia e riflette “l’accresciuto ruolo del renminbi come valuta internazionale, testimoniato anche dal suo inserimento nel paniere delle valute di riserva del Fondo monetario internazionale nel 2016, e l’importanza della Cina quale partner commerciale del nostro paese”.

Anche la Bce ha iniziato a investire in reminbi

L’iniziativa risponde a obiettivi di diversificazione delle riserve valutarie della Banca d’Italia, aggiunge la nota, ed è in linea con analoghe decisioni adottate di recente dalla Banca centrale europea (Bce) e da altre banche centrali dell’area dell’euro. Le transazioni “saranno intermediate dalla banca centrale della Repubblica Popolare Cinese” (la People’s Bank of China, ndr), con la quale Banca d’Italia ha concluso un apposito accordo, in qualità di agente della Banca d’Italia sui mercati cinesi.

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