Turismo: col virus Milano perde 4 milioni al giorno

Alberghi, coronavirus fa crollare prenotazioni

Si fa presto a dire “impatto” da coronavirus, ma quanto stanno perdendo in questi giorni gli imprenditori attivi nel settore del turismo e dei consumi fuori casa in Italia? Un’idea ce la offre FederAlberghi, secondo cui la situazione si è rapidamente fatta “drammatica”, basti pensare che solo a Milano nelle ultime settimane gli alberghi hanno visto cancellazioni fino al 90%, con tassi di occupazione delle stanze che non superano il 5%-10%.

Rinvio fiere mette a rischio strutture familiari

Lo scorso anno, grazie in particolare al turismo d’affari, il tasso d’occupazione viaggiava attorno all’80%, ora lo slittamento di importanti fiere come il Salone del Mobile (rinviato, come a Verona il Vinitaly, a giugno) rende impossibile ipotizzare un recupero se non tra diverse settimane/alcuni mesi. La situazione appare particolarmente delicata perché il mercato italiano è ancora largamente composto da strutture ricettive a conduzione familiare (le grandi catene internazionali rappresentano il 10%-15% dell’offerta), particolarmente esposte al rischio di mancanza di liquidità.

Solo a Milano turismo perde fino a 4 milioni al giorno

Il rischio è che molte strutture non riuscendo più a coprire i costi del personale e dei fornitori decidano di chiudere e sospendere il pagamento di stipendi e servizi come housekeeping, lavanderia e catering. Sempre secondo FerderAlberghi, al momento Milano sta perdendo 25-30 mila camere occupate al giorno; ipotizzando una tariffa media di 120 euro euro al giorno si tratta dunque di minori incassi tra i 3 e i 4 milioni di euro al giorno, senza pensare a tutto l’indotto (trasporti, ristorazione, spettacoli).

Oltre 100 milioni di fatturato perso in un mese

Moltiplicato anche solo per un mese sono già 100-120 milioni in meno di fatturato e se si allarga lo sguardo all’intera Lombardia la situazione appare ancora più critica, con molte strutture in montagna (dove in assenza del coronavirus sarebbe stata alta stagione) o in città tradizionalmente meta di gite scolastiche (sospese in tutta Italia) che stanno valutando una chiusura anticipata di ben due mesi rispetto all’anno scorso.

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