Potrà sembrare la trama del film “La grande offerta”, e invece è ciò che sta accadendo al patrimonio artistico di una delle icone italiane degli anni ’50 e ’60: Gina Lollobrigida.
Giunta alla veneranda età di 93 anni, l’attrice, scultrice e fotografa italiana è finita nel mirino di un’ “azione predatoria” – come l’hanno definita i magistrati della procura di Roma – che ha comportato la vendita, senza alcuna reale autorizzazione, di importanti opere d’arte, detenute e di proprietà proprio di Gina Lollobrigida. Tra cui “Venere e Amore” che, come riporta il Corriere, è stato acquistato da un collezionista parigino per quasi 15mila euro.
Architettata dal suo assistente Andrea Piazzola, già a processo per circonvenzione di incapace e ora indagato per averla convinta a firmare tre mandati a vendere “cimeli, oggetti d’arte, antichità, preziosi, mobili d’arredo, opere d’arte del valore minimo stimato 300 mila euro”, la truffa nei confronti di Gina Lollobridigida vede protagonisti – secondo gli esperti del Nucleo di Polizia economico finanziaria – Raffaella Colasanti, titolare della casa d’aste Colasanti (che si è occupata delle aste per le opere in questione) e un ristoratore amico di Piazzolla, Antonio Salvi nel ruolo di intermediario. Insieme, infatti, sfruttando anche i lavori di lavori di ristrutturazione della residenza sull’Appia antica della diva, avrebbero “abusato delle sue condizioni di vulnerabilità” per appropriarsi dei suoi beni.
Come evidenziato dal Corriere, sarebbe stato Stefano Agamennone, amministratore di sostegno di Gina Lollobrigida (nominato dal Tribunale) ad aver denunciato la situazione. In quanto, si sarebbe imbattuto in un sito che annunciava la vendita all’asta di alcune proprietà della diva. Riconosciute, tra l’altro, proprio dal figlio, Andrea Milko Skofic.
LEGGI ANCHE: “Gina Lollobrigida vende i gioielli, parte del ricavato per la ricerca sulle staminali”