Banche, l’importanza dei buy back in Borsa

Il 15% degli scambi giornalieri sulle azioni delle maggiori banche europee quotate in Borsa proviene dai buyback, che complessivamente ammontano a 14.7 miliardi di euro. A dirlo è Il Sole 24 Ore, secondo la fotografia che emerge dall’analisi condotta dalla banca d’investimento Jefferies.

Ma a che punto sono i piani di buy back annunciati dalle grandi banche europee per l’anno in corso? L’unico già concluso, il 25 agosto, è quello da 2 miliardi di sterline del Lloyd, mentre è vicino al termine quello di Ing (completato all’88%) anche se Jefferies prevede che la banca olandese lanci un nuovo piano di acquisto azioni da 2,5 miliardi a inizio novembre con la presentazione della terza trimestrale. In corso sono invece i buy back di UniCredit (59%) e quelli più recenti di Bnp Paribas (25%), Natwest (20%) e Kbc (6%). Già deliberati e in attesa di autorizzazione formale da parte di Bce quello dei due gruppi spagnoli Caixa (500 milioni) e Bbva (a miliardo).

I buy back azionari, originati a Wall Street, anche in Europa sono ormai una sempre più diffusa modalità di remunerazione degli azionisti, in alternativa o congiuntamente all’assegnazione del dividendo. Le società infatti  acquistano le proprie azioni per ridurre in proporzione il capitale cancellando le azioni acquistate: dato che il numero totale delle azioni in circolazione si riduce, la partecipazione di ogni azionista nella società aumenta, così come la quota dei futuri dividendi.
I benefici finanziari sono quindi due: l’utile per azione aumenta per tutti gli azionisti e l’aumento dell’eps riduce il rapporto price/earning per effetto dell’incremento del denominatore, rendendo così più appetibile e a sconto il prezzo delle azioni che quindi tendono a rivalutarsi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!