Hedge Italia, la normativa cambia ma non si vede

Sappiamo che la scorsa estate, poco prima del default di Lehman Brothers in settembre, uno gruppo di lavoro che vedeva protagonisti Bankitalia e Assogestioni e Consob, aveva presentato un progetto per riorganizzare una parte dell’industria alternativa.

In particolare lo sforzo del working group si era focalizzato su tre aspetti principali:

   1. Rivedere le soglie di accesso dei fondi hedge italiani e differenziare così i fondi di fondi dai single manager
   2. Eliminare il numero massimo di investitori per ogni singolo fondo
   3. Ridenominare i fondi hedge italiani da speculativi ad alternativi

Di queste tre proposte, solo una ha visto la luce. Si tratta del numero massimo di investitori (abrogata con il Decreto anti crisi varato lo scorso novembre da Draghi-Tremonti).

Prima di questa modifica, infatti, ogni singolo fondo hedge italiano (Fof o single manager) poteva avere un numero massimo di investitori non superiore ai 200. Questo elemento ha portato negli anni alla creazione di decine e decine di fondi cloni: ovvero fondi indentici nella strategia e composizione al primo fondo ‘originario’ ma creati pproprio per assecondare le richieste di sottoscrizione per uno specifico fondo.

Il fatto di avere un numero di investitori predefinito, ha avuto come conseguenza, che nei 10 anni di industria alternativa, le 39 SGR speculative autorizzate abbiamo oggi un’offertta composta da ben 267 fondi di fondi hedge e 13 single manager per un totale di 18 miliardi di patrimonio gestito. Dividendo il patrimonio totale degli hedge italiani per il numero dei fondi attivi si arriva ad un patrimonio medio per ogni singolo fondo di 60 milioni di euro!

Nulla di fatto invece circa l’abbassamento della soglia di ingresso per gli hedge italiani. Un problema che in un tale contesto di mercato (e soprattutto con la crisi che sta colpendo i prodotti tradizionali) non sembra essere di primaria importanza per il legislatore. Un errore secondo il parere di chi scrive, dato che gli hedge italiani, nonostante le performance negative degli ultimi 18 mesi, hanno dimostrato di reggere il colpo della crisi e segnare perdite molto più contenute rispetto i fondi comuni, ritenuti (spesso ingiustamente) più sicuri e meno volatili.

SIDE POCKET E RISCATTI CONTINGENTATI

Una modifica  di attualità (non presente nella bozza presentata la scorsa estate da Bankitalia) è quella che riguarda le cosidette side pocket.

La normativa, in modifica all’attuale regolamento sul settore dei fondi, diventerà efficace il giorno stesso dell’approvazione da parte della Banca d’Italia, cui compete la stesura dei regolamenti di attuazione di quanto fissato in decreto (DL 29/11/08, n.185, art.14, disposizioni in materia di…fondi comuni di investimento speculativi, cd Hedge fund) ha deciso che fino al prossimo 31 dicembre 2009 sarà possibile sospendere i riscatti se complessivamente superiori (in un dato giorno o periodo di tempo) al 15% del valore complessivo netto del fondo.

Se si vericheranno queste condizioni, continua il testo, “la Sgr può sospendere il rimborso delle quote eccedente tale ammontare in misura proporzionale alle quote per le quali ciascun sottoscrittore ha richiesto il rimborso” si legge nel decreto. “Le quote non rimborsate sono trattate come una nuova domanda di rimborso presentata il primo giorno successivo all’effettuazione dei rimborsi parziali”.  Queste misure possono inoltre essere estese anche verso le domande di rimborso già presentate ma non ancora regolate.

Non solo, davanti all’esigenza di cedere asset illiquidi per fa fronte alle richieste di rimborso, la società di gestione può inoltre pensare di dividere il fondo in due e separare gli asset ‘liquidi’ da quelli meno liquidi (il concetto già utilizzato all’estero con le  cosidette side pocket). In questo caso gli investitori riceveranno un numero di quote del nuovo fondo uguale a quello detenuto nel vecchio ma al nuovo fondo verrà proibito di emettere nuove quote (le quote del nuovo fondo vengono rimborsate via via che le attivita’ dello stesso sono liquidate” stabilisce la norma.)

A determinare se un attivo è liquido o meno sarà Banca d’Italia “con particolare riferimento alla definizione di attivita’ illiquide, alle caratteristiche dei fondi chiusi (…), alle procedure per l’approvazione delle modifiche dei regolamenti di gestione dei fondi e all’ipotesi in cui (…) siano detenute quote di valore inferiore al minimo previsto per l’investimento in quote di fondi speculativi”, si legge.

LE SGR COMINCIANO A MUOVERSI

Sono già due le SGR alternative che hanno recepito le modifiche su numero massimo investitori e side pocket (Ersel e CAIPG).

CAAM Alternative Investments SGR, per esempio, ha fatto sapere che a partire dalla quota calcolata il 29 dicembre 2008, relativa alla NAV del 28 novembre 2008, i fondi di CAAM AI SGR S.p.A. della stessa gamma (CA AIPG Multi Arbitrage, CA AIPG Multi Strategy, CA AIPG Long/Short; CA AIPG Opportunity) sono stati oggetto di fusione fra loro, passando da “CA AIPG Multi Arbitrage II”, “CA AIPG Multi Arbitrage III”, “CA AIPG Multi Arbitrage IV”, “CA AIPG Multi Arbitrage V”, “CA AIPG Multi Arbitrage VI”, “CA AIPG Multi Arbitrage VII”, “CA AIPG Multi Arbitrage VIII”, “CA AIPG Multi Arbitrage IX”, “CA AIPG Multi Arbitrage X”, “CA AIPG Multi Strategy II”, “CA AIPG Multi Strategy III” e “CA AIPG Multi Strategy IV”, “CA AIPG Long/Short II” a quattro. La società controllata dal gruppo francese Crdit Agricole, aggiunge che

“con riferimento alla medesima data NAV, i suddetti fondi sono stati oggetto di scissione parziale mediante assegnazione di alcuni attivi illiquidi ai rispettivi “fondi chiusi” allo scopo istituiti (c.d. side pocket)”. Ma ancora “a partire dalla quota del 31 Dicembre 2008, calcolata a fine gennaio 2009, i fondi della gamma Diversification sono stati oggetto di scissione parziale mediante assegnazione di alcuni attivi illiquidi ai rispettivi – fondi chiusi – allo scopo istituiti (c.d. side pocket).”

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