L’opzione High Yield sul mercato Usa

A cura di Gershon Distenfeld, direttore High Yield di AllianceBernstein
Donald Trump è salito alla Casa Bianca con un’agenda piena di impegni, ma passare dalle promesse ai fatti non si sta rivelando così semplice e non rimane che chiedersi se e quando questo accadrà. Intanto le ragioni per aumentare la propria esposizione verso gli asset ad alto rendimento Usa continuano ad essere ottimali, con lo scenario macroeconomico dominato da tassi di interesse in graduale rialzo, da una solida crescita economica e da una potenziale estensione dell’attuale ciclo di credito statunitense. Il tutto suffragato dalla possibilità che alcune delle iniziative del Tycoon vedano effettivamente la luce.
Tuttavia, è da notare come negli Usa, dopo nove anni positivi per il ciclo del credito, ci sia un deterioramento dei fondamentali. La corsa delle obbligazioni high-yield, dell’azionario e degli altri asset rischiosi, al contrario, suggerisce come il mercato stia trascurando tali segnali, palesando un ottimismo che emerge anche dai sondaggi economici post-presidenziali. Di fatto, sembra che il mercato stia prezzando tutti i pro legati all’amministrazione Trump, come la riforma fiscale o le spese infrastrutturali, ignorandone però i contro, come il protezionismo commerciale, con il risultato che alcuni titoli high-yield americani sono diventati alquanto costosi.
In questo contesto rilassarsi sugli allori potrebbe non essere la scelta più adeguata. Meglio, invece, mantenersi flessibili, fare scelte oculate e prepararsi a turbolenze. D’altronde, ci sono varie ragioni per temere una deviazione nella strada della crescita economica. Per cominciare, la corsia delle leggi Trump potrebbe continuare a non essere esattamente preferenziale al Congresso e/o il presidente potrebbe insistere con politiche commerciali potenzialmente controproducenti nel lungo periodo. C’è inoltre la forte possibilità che i sondaggi si rivelino eccessivamente ottimisti, portando così ad una correzione delle aspettative.
In questi casi le conseguenze non sarebbero facili da digerire, ma per fortuna, aumentare l’esposizione e limitare il rischio non sono due concetti separati, basta capire come muoversi. Una prima strategia è puntare su società ad alto rating con bilanci solidi: sono meglio posizionate per resistere a maggiori costi di finanziamento e a minori investimenti. Le emittenti di “junk bonds” sono invece più soggette al rischio di default con tassi più elevati, nonostante un’economia in crescita. In secondo luogo, suggeriamo di considerare titoli di breve durata. Dalla nostra ricerca è emerso infatti che, nel tempo, i bond di alta qualità a scadenza ridotta catturano circa l’80% dei rialzi nel mercato high-yield e solo il 70% dei ribassi.
La terza opzione è appaiare un credito high-yield, brillante con un’economia in accelerazione e con tassi in rialzo, con un bond governativo, sensibile ai tassi di interesse e con la tendenza a ben performare nei periodi di rallentamento. Altro buon ingrediente di diversificazione e reddito sono gli asset garantiti Usa come i titoli di trasferimento del rischio di credito (Crt) emessi dalle agenzie governative Fannie Mae e Freddie Mac che permettono di puntare sul mercato immobiliare americano, traendo beneficio dall’aumento dei tassi.
In conclusione, al giro di boa dei cento giorni da presidente di Donald Trump inizieranno ad arrivare le risposte che il mercato aspetta, siano queste positive o negative. I mercati potrebbero quindi navigare su acque agitate, ma il modo per tutelare i propri investimenti senza rinunciare alle piazze Usa esiste, basta implementarlo.

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