Nel settore energetico brillano le obbligazioni di oleodotti e gasdotti

A cura di Damien McCann, analista degli investimenti nel reddito fisso di Capital Group

Il settore energetico globale sta lentamente uscendo dalla crisi storica iniziata a fine 2014, a seguito di cinque anni di boom. In questo periodo, a fronte di un’offerta di greggio significativamente superiore alla domanda, il prezzo del petrolio Wti è sceso al minimo di 26 dollari a metà febbraio 2016 dopo il massimo di 107 dollari registrato a fine giugno 2014. Grazie al rallentamento della crescita dell’offerta e all’aumento della domanda, la quotazione minima è risalita a 53 dollari a fine gennaio 2017. Questo calo pronunciato e prolungato dei prezzi del petrolio ha inciso profondamente sull’intero settore energetico, incluso il mercato delle obbligazioni energetiche investment grade.

Secondo le nostre analisi il settore delle condutture energetiche del Nord America, più di qualsiasi altro comparto, risultava davvero interessante per chi investe in obbligazioni corporate investment grade. Il settore delle condutture energetiche è composto da società che possiedono e gestiscono le pipeline che trasportano petrolio e gas naturale ai consumatori dai produttori in tutta l’America. Alcune società del ramo, come Kinder Morgan ed Enbridge Energy, presentano una situazione patrimoniale e flussi di cassa che tendono a essere ben protetti dai cali delle quotazioni del greggio, grazie alla contrazione dei flussi di cassa, a un posizionamento di mercato in forma di monopolio o di duopolio, alla diversificazione dei clienti e alla volontà di puntare sulla conservazione della qualità creditizia anziché sui rendimenti per gli azionisti. Abbiamo individuato numerose opportunità nelle obbligazioni delle società attive nelle condutture energetiche, con rendimenti interessanti e un rischio creditizio gestibile. Tra le migliori opportunità spiccavano le società del ramo che dovevano emettere obbligazioni nonostante il contesto di mercato difficile. Queste imprese hanno trovato una domanda sufficiente di investitori per soddisfare il proprio fabbisogno di finanziamento soltanto offrendo obbligazioni con forti sconti.

In prospettiva futura, i prezzi del petrolio dovrebbero restare stabili o aumentare. Questa tesi è sostenuta sia dai fattori dell’offerta che da quelli della domanda.

Con la lenta ripresa avvenuta dopo il minimo toccato dalle quotazioni petrolifere a febbraio 2016, anche i valori delle obbligazioni delle società energetiche hanno registrato una ripresa. Nel mercato attuale, sono ancora convinto che sia giustificata un’elevata esposizione alle società energetiche, in particolare quelle attive nelle condutture Sebbene le valutazioni abbiano visto una forte ripresa, la mia analisi suggerisce la presenza di un margine per rendimenti superiori al mercato. Ciò rispecchia un mix di diversi fattori:

  1. Sembra probabile che i dirigenti delle società attive nelle condutture energetiche manterranno la prudenza, optando per tagli ai dividendi, vendite di attività e rimborso dei debiti, in linea con il loro forte desiderio di proteggere i rating creditizi investment grade e di evitare il ritorno al difficilissimo mercato obbligazionario degli ultimi anni.
  1. Difficilmente i prezzi del petrolio scenderanno sensibilmente sotto i 50 dollari per un periodo di tempo prolungato visto il significativo impegno dell’OPEC per il riequilibrio del mercato attraverso tagli della produzione e altri fattori dell’offerta.
  1. Gli investitori hanno iniziato a manifestare un interesse generale a una maggiore esposizione alle obbligazioni delle società attive nei gasdotti e negli oleodotti nell’ambito della nuova offerta limitata di questi titoli.

Sempre in questo settore, a mio giudizio risultano remunerative anche le obbligazioni di alcune grandi società di servizi per giacimenti petroliferi, che dovrebbero trarre direttamente vantaggio dalla continua ripresa delle quotazioni petrolifere. Inoltre, la loro quota di mercato dovrebbe aumentare anche grazie alla scomparsa di alcuni dei loro concorrenti più piccoli per via della recente crisi.

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