Ora lo spread Btp/Bund è destinato a restringersi

“Lo spread tra i Btp italiani e il Bund tedesco si è ampliato fino a 202 punti base il 29 marzo, ma pensiamo che sia un fenomeno temporaneo, destinato a ridimensionarsi ora, dopo i risultati delle elezioni francesi”, sostengono Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA, e Guido Barthels, Portfolio Manager della società.
“L’esito positivo delle elezioni in Francia e nei Paesi Bassi ha rassicurato l’Europa”, spiegano i due esperti, “che non sembra ora attendersi spiacevoli sorprese dalle prossime consultazioni elettorali in Germania”. Se sino a fine marzo si è osservato un restringimento degli spread rispetto ai Bund, dal 29 marzo gli spread delle obbligazioni italiane (+202 punti base, cioè +2,02%) e spagnole (+135 pb), ma anche quelli degli Oat francesi (+65 pb) si sono ampliati rispetto ai Bund nel segmento a 10 anni. Sembrerebbe che gli acquisti di beni rifugio stiano tornando di moda, e di questo bisogna ringraziare il Regno Unito. Riteniamo tuttavia che si tratti di un fenomeno di breve durata; dopo le elezioni in Francia e in Germania gli spread dovrebbero tornare a seguire il precedente trend e ci attendiamo che i rendimenti dei Bund riprenderanno a salire rispetto a quelli degli altri mercati”.
L’elezione di Emmanuel Macron a Presidente della Francia è una buona notizia per l’Europa, sebbene al momento i mercati abbiano reagito timidamente. Il giovane presidente avrà cinque anni per riformare il paese, ma sarà in grado di farlo soltanto se le elezioni legislative che si svolgeranno a giugno gli forniranno supporto sufficiente per far passare le leggi per le riforme, in particolare quelle sul mercato del lavoro. Bisogna peraltro tenere presente che quasi un terzo dei potenziali elettori non ha votato né per Macron né per Le Pen, il che significa che un’ampia fetta dell’elettorato è diffidente.
Per quanto riguarda la Brexit, il mercato dei capitali ha assunto un atteggiamento attendista. Dopo che la sterlina britannica si è deprezzata, in linea con le aspettative, e che le azioni degli esportatori britannici hanno guadagnato terreno, non vi sono stati ulteriori sviluppi. Bisogna ora attendere le future evoluzioni.
Sull’altra sponda dell’Atlantico, infine, i mercati cominciano a chiedersi se e in che misura si realizzerà la prevista accelerazione congiunturale definita Trumpflation. Il calo dei rendimenti dei Treasury decennali è espressione di un certo scetticismo. Anche le aspettative di inflazione del mercato, espresse dal 5-Year/ 5-Year-Forward, sono scese di ben 20 punti base nell’area del dollaro, dal 2,6% al 2,4%. Non bisogna tuttavia fare l’errore di abbandonare troppo presto le speranze riposte in Donald Trump. La banca centrale statunitense sembra guardare al futuro con un certo ottimismo, lasciando intendere che prevede di operare ulteriori rialzi dei tassi. Tuttavia, fino ad allora, il rendimento dei Treasury statunitensi resterà per lo più confinato in un intervallo compreso tra il 2,30% e il 2,60%.

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