Mercati azionari, buono il sentiment dopo le elezioni in Francia
a cura di BIM
Con l’attenuazione dei rischi politici, tutti gli elementi convergono per un visione favorevole sui mercati azionari europei (probabilmente con la sola eccezione del posizionamento, non più così scarico) :
– il momentum dell’economia resta positivo, come confermano i dati macro, sia anticipatori che consuntivi e, per quanto siano un indicatore ritardatario, vanno nella stessa direzione i risultati aziendali;
– con i recenti sviluppi economici e politici, è aumentata la probabilità che nella riunione di giugno la BCE modifichi in modo restrittivo la sua comunicazione , tuttavia, considerata anche l’assenza di pressioni inflazionistiche, è ragionevole attendersi che Draghi manterrà un atteggiamento di fondo accomodante;
– va aggiunto che nell’attuale fase del ciclo il rialzo dei rendimenti obbligazionari non dovrebbe avere impatti negativi per la componente azionaria e questo dovrebbe essere tanto più valido in Europa dove vi è un peso importante del comparto bancario (che beneficia del rialzo d ei tassi);
– i multipli di mercato, pur non evidenziando sottovalutazione , presentano ancora spazio di espansione .
Mercati azionari
L ’ S&P500 si è riportato sui massimi assoluti: va comunque messa in evidenza la bassissima volatilità, con l ’ indice che ha registrato una variazione inferiore a +/ – 0.2% i n otto delle ultime nove sedute; nuovi massimi assoluti per il Nasdaq. Le Borse europee hanno proseguito il trend al rialzo , sostenute dalla riduzione del rischio politico e dai positivi risultati aziendali. Prendendo a riferimento l ’ indice Stoxx600 il livello medio di sorpresa sugli utili si col loca sui livelli più elevati dal 3Q2009. Il settore bancario si conferma uno dei principal i contributori al buon andamento dei risultati aziendali. Da segnalare che la reporting season è anche accompagnata da una revisione al rialzo delle stime 2017 .
Mercati obbligazionari
La vittoria di Macron accantona il principale fattore di instabilità di breve termine per i mercati eurocentrici; il risultato delle elezioni francesi premia un candidato dalle posizioni chiaramente europeiste, rafforzando la moneta unica. L’evento, non commentato ufficialmente dal board della BCE, permette alla Banca Centrale di concentrarsi su dati macro ed evoluzione della dinamica dei prezzi. In questa finestra di calo della volatilità, l’evento già abbondantemente scontato dagli operatori, ha avviato un processo di “sell o n news” sui principali asset finanziari. Sui mercati obbligazionari si assiste ad una marcata inversione dell’andamento dei rendimenti con un generalizzato calo dei corsi, a partire dai governativi core e periferici. Il Bund risale in area 0,40% di rendimento, il BTP decennale torna al 2,27% con spread tra i due a 185 bp , 10 bp sopra la chiusura della scorsa settimana. Nel settore delle obbligazioni a spread brillano corporate IG ed HY ben comprate come testimoniano gli indici sintetici ITRAXX (5Y Generi c) con Xover a 250 e Main Europe in area 62. Sul fronte domestico, venerdì scorso S&P ha confermato outlook e rating sovrano all’Italia mantenendo la BBB – grazie all’aspettativa che il Governo reiteri l’impegno di riforme strutturali prospettando che sul fronte finanziario si intensifichino gli sforzi di risanamento dei bilanci. Prossimo appuntamento per il rating sovrano sarà quello di Moody’s il prossimo 9 giugno che attualmente assegna il livello di Baa2 outlook negativo.
Commodities
La discesa del petrolio è continuata anche nell’ultima settimana, con le quotazioni del WTI che hanno testato brevemente quota 45 US$/barile prima di rimbalzare in area 46 US$, riflettendo principalmente l’andamento dell’offerta nel mercato USA. L’attenzione degli investitori è stata concentrata sulle trimestrali dei produttori medi e piccoli di “shale oil”, che puntano ad aumentare significativamente l a produzione rischiando di rendere vani i tagli alla produzione previsti dalle major petrolifere e dai principali produttori OPEC e non OPEC. Su questo fronte, peraltro, la retorica a supporto del rinnovo dei tagli alla produzione anche per il secondo semestre si sta intensificando in vista del meeting del 25 maggio, con la Russia (responsabile del 70% dei tagli tra i produttori non OPEC) che sembra esprimersi a favore. Sulle quotazioni petrolifere pesa anche il potenziale ritorno sul mercato della produzione libica, dopo l’accordo tra fazioni rivali che ravviva le prospettive di un ritorno ad una forma di governo unificato. Considerando il flusso di notizie contrastanti, l’andamento del petrolio sembra guidato soprattutto dalla continua liquidazione delle posizioni rialziste sul mercato dei futures. Deboli i metalli industriali, che hanno risentito degli indici PMI cinesi inferiori alle attese, del balzo delle scorte di rame al London Metal Exchange e della bocciatura parlamentare alla carica di Ministro dell’Ambiente delle Filippine di una nota attivista ambientalista, che aveva in precedenza ordinato la chiusura di più di metà delle miniere di nickel del Paese. Ancora deboli le quotazioni dell’oro, che riflettono la propensione al rischio sui mercati degli asset rischiosi ed il progressivo venir meno del premio per il rischio politico legato alle elezioni francesi ed alla politica USA
Mercati valutari
Il mercato dei cambi è stato dominato dalla dinamica dell’Euro anche nell’ultima settimana, come conferma l’impennata delle correlazioni dei cross contro Euro ai massimi da inizio anno. Il trend è partito dopo il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi e sostenuto dalle aspettative di variazioni di politica monetaria della BCE e dalle sorprese positive sui dati macroeconomici dell’Eurozona. Come conseguenza l’Euro ha guadagnato contro quasi tutte le divise dei Paesi Sviluppati, con E UR/US$ che ha sfiorato quota 1,10 subito dopo la vittoria al ballottaggio francese di Macron. Ora che i mercati già scontano uno scenario politico europeo più tranquillo e con il posizionamento degli investitori più neutrale, una pausa nella corsa dell’Eur o sembra possibile. Il trend del US$ è stato molto più incerto, come dimostra la discesa della correlazione dei cross contro la divisa USA ai minimi da inizio anno, che riflette la forza contro le valute legate alle commodities e la debolezza verso le valute a basso rendimento (con l’eccezione dello yen). In effetti nell’ultima settimana la discesa più sincronizzata dei prezzi delle materie prime, in particolare petrolio e metalli industriali, sembra riflettersi negativamente su diverse valute dei Paesi Em ergenti, mentre inizialmente sembrava confinata solo ad alcune divise commodity – related dei Paesi Sviluppati come NOK e CAD. In particolare la discesa del petrolio sembra iniziare a danneggiare il rublo, sulla cui forza le autorità locali avevano iniziato ad esprimere perplessità. Il real brasiliano sembra invece meno sensibile all’andamento molto negativo dei prezzi dei minerali di ferro, sia grazie alla stagionalità favorevole della produzione agricola, sia perché i catalizzatori idiosincratici rimangono dominanti, con l’attenzione dei mercati concentrata sui progressi della riforma previdenziale in Parlamento.
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