“Risk on ancora solo per chi ha sangue freddo, gli altri inizino a proteggersi”

A cura di Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame AM

Ovviamente, in questi  primi giorni post elezioni francesi, stiamo assistendo a qualche piccola presa di beneficio, ampiamente preventivata, anzi sarebbe stato preoccupante il contrario, visto che il mercato era andato anche in ipercomprato. E adesso cosa si fa ? C’era una vecchia canzone che diceva “finchè la barca va  lasciala andare” e chi mi conosce sa che uso spesso questa metafora. Ma il timore che la barchetta venga colpita prima o poi dal mare grosso aumenta ogni giorno di più. Non ho idea di che tipo di “perturbazione” attraverserà i mercati azionari, però quando osserviamo il VIX al di sotto di dieci punti, come si fa a non preoccuparsi?
Certo, è inconfutabile che il denaro facile realizzato sui mercati azionari sia invariabilmente fatto su investimenti che successivamente si rivelano sopravvalutati. Se i mercati fossero equi, sarebbero ad un livello più basso (anche molto più basso dell’attuale), ma questo, sulla bilancia delle probabilità, indica che nel futuro immediato potrebbero spingersi al rialzo o molto più in alto del livello odierno.
Tuttavia, le valutazioni attuali mi inquietano, perchè non dobbiamo mai dimenticare  che fino agli inizi degli anni Sessanta, non era mai accaduto che il P/E (sui profitti raggiunti, il cosiddetto “trailing PE”) di  mercato fosse andato oltre  venti, ad eccezione degli anni in cui non venivano generati profitti. E il mercato azionario ha richiesto  poi altri vent’anni per tornare ai livelli imbarazzanti del 1960 – 1966.
Se la redditività è destinata a diminuire, allora ci dobbiamo aspettare una valutazione più bassa al diminuire dei profitti, ed è per questo che i non addetti ai lavori rimangono frastornati osservando la discesa dei prezzi, in quanto  non  conoscono il meccanismo del de rating su profitti attesi minori.
Vi ricordate  quando da bambini si girava intorno alle sedie con la musica che suonava e sapevamo che dovevamo affrettarci a sederci nel momento in cui si sarebbe fermata, perchè chi rimaneva in piedi veniva eliminato?
Nonostante le valutazioni dei titoli azionari europei non siano certo ai livelli di quelli d’oltreoceano (per quanto gli indicatori si trovino ai livelli più alti di sei anni) chiediamoci se il Vecchio Continente sarebbe in grado di reggere un’eventuale tempesta proveniente dagli Stati Uniti. Nel passato non è mai accaduto.
Nel frattempo i mercati obbligazionari continuano a offrire segnali di sofferenza, con il Bund tornato a circa 40 punti base di rendimento (parte alta del trading range nel quale si sta muovendo da inizio anno) e potrebbe strappare all’insù verso una normalizzazione dei tassi. Ho sentito alcuni analisti negli ultimi tempi affermare  che potrebbe tornare all’1% entro la fine dell’anno.
Morale: mentre coloro che nutrono sangue freddo possono rimanere ancora sui risky asset, chi invece preferisce accontentarsi è meglio cominci a pensare all’incasso utilizzando eventualmente questi momenti di bassa volatilità per comprare protezioni a prezzi convenienti. Infine consiglierei di inserire nei portafogli un mio vecchio cavallo di battaglia rappresentato dai fondi market neutral, che l’anno scorso avevano sofferto discretamente.

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