Regioni e settori: Europa interessante, a differenza degli Usa

A cura di Pictet Am
La vittoria del candidato pro-euro Macron alle presidenziali francesi  ha tolto un peso dalle borse europee, confermando la validità del nostro assetto sovrappesato sull’asset class.
In un clima politico meno incerto,  possiamo finalmente concentrarci sulla relativa convenienza dei listini europei e sul miglioramento delle prospettive di utile delle aziende nel contesto della ripresa economica della regione. La crescita in Europa resta  resiliente  grazie a vari fattori: la più efficace trasmissione degli stimoli monetari della BCE alle economie nazionali, le migliori condizioni esterne e i modesti  progressi  del mercato del lavoro. Il nostro indicatore anticipatore dell’eurozona è in territorio positivo da nove mesi consecutivi.
C’è grande  ottimismo anche sulle prospettive delle imprese europee, come testimoniano i flussi record di capitali esteri (USD345 miliardi) nella regione registrati  nel primo trimestre sotto forma di fusioni e acquisizioni. Nella nostra esperienza, tali flussi preludono spesso a una riallocazione dei capitali sul mercato azionario da parte  di fondi pensione e altri investitori istituzionali.
Tutto ciò avviene proprio quando i titoli azionari europei godono di un notevole vantaggio di valutazione  rispetto  a quelli statunitensi (si veda la sezione Asset allocation).
Guardiamo con favore anche al mercato azionario nipponico,  su cui manteniamo una posizione di massimo  sovrappeso, non solo a fronte di un giudizio positivo sulle prospettive economiche del Giappone e di valutazioni più allettanti rispetto  a quelle di tutte  le altre piazze avanzate, ma anche alla luce del supporto della Bank of Japan. Gli acquisti  di ETF locali effettuati dall’istituto hanno raggiunto circa JPY7.500 miliardi annui contro l’obiettivo ufficiale di JPY6.000 miliardi.
Per il resto, ribadiamo  la nostra  opinione positiva su piazze azionarie emergenti e Pacifico escluso Giappone.  Tale orientamento è giustificato in parte  dal vigore dell’economia cinese, laddove gli stimoli fiscali interni contribuiscono a mitigare gli effetti del recente inasprimento monetario. L’asset class è inoltre sostenuta dall’accelerazione congiunturale e dalla moderata inflazione che caratterizzano gli altri paesi emergenti.
Nello stesso tempo manteniamo il massimo  sottopeso sull’azionario americano. In base  ad alcuni parametri le valutazioni sono prossime ai livelli più elevati di sempre. Ad esempio, il nostro modello prezzo-utili a 12 mesi mostra  che i titoli USA scambiano attualmente a due deviazioni standard al di sopra del fair value, come a fine 1999, poco prima che scoppiasse la bolla tecnologica. Anche il rapporto prezzo-fatturato mediano, di 2,6 volte, è al massimo  storico.
Prezzi così alti sono tanto più preoccupanti in quanto gli analisti stanno rivedendo  al ribasso le previsioni di crescita degli utili 2017  delle società statunitensi. E i dati economici  continuano a evidenziare un ritardo rispetto  ad alcuni indicatori basati  sui sondaggi.  Sottolineiamo in particolare i segnali di stress sul fronte dei consumi;  nel settore auto, ad esempio, cominciano ad accumularsi i crediti inesigibili e la domanda di veicoli è in calo.
Nonostante tutto, dalla pubblicazione dei bilanci negli USA emerge un quadro  incoraggiante e gli indicatori economici basati  sui sondaggi restano su livelli elevati. Inoltre, circa metà del premio di valutazione  dell’azionario USA è dovuto alla composizione settoriale – gli Stati Uniti hanno quasi il monopolio di alcune  delle aree più brillanti del mercato, come i social media.
 

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