Previsioni retrospettive

A cura di Tristan Hanson, M&G Investments
Abbiamo scritto spesso di quanto sia pericoloso usare le previsioni economiche come base del processo di investimento. Il futuro riserva spesso grandi sorprese e nessuno dispone di un modello perfetto dei meccanismi economici, pertanto le previsioni di solito si rivelano sbagliate – basta chiedere a qualsiasi banchiere centrale.
Il grafico in basso, della Reserve Bank of Australia (RBA), illustra quanto sia stato difficile per la banca centrale australiana formulare una previsione sui salari nel mercato domestico: chiunque segua le previsioni della Banca d’Inghilterra o i “grafici a punti” della Federal Reserve ci si può ritrovare.

Dal punto di vista degli investimenti, il problema è duplice. Non solo è improbabile che un qualsiasi previsore economico riesca sistematicamente a fare meglio della concorrenza, ma quand’anche ci riuscisse, i prezzi degli asset si comporterebbero comunque in modo sorprendente.
Sapere di aver previsto correttamente la vittoria di Trump è una magra soddisfazione per chi ha deciso di vendere le proprie azioni, in vista del voto di novembre scorso, proprio sulla base di quella previsione. Analogamente, la decisione di comprare dollari USA a dicembre sulla convinzione che la Fed avrebbe aumentato i tassi più del previsto nei 3 mesi successivi non è stata premiata, almeno finora.
Ma anche senza voler affrontare la sfida quasi impossibile di prevedere il futuro, è già abbastanza difficile cercare di capire cosa è successo nel passato recente. È ammirevole che varie sedi della Federal Reserve ora forniscano informazioni sul PIL USA frutto del cosiddetto “nowcasting”, una previsione più aderente all’attualità (passato recente, presente e immediato futuro), che utilizza formule statistiche aggiornate con i singoli dati economici pubblicati per elaborare una stima di crescita in tempo reale nel trimestre in corso.
L’aspetto interessante è che questi istituti, che impiegano le menti migliori in campo economico, talvolta usano modelli in competizione da cui derivano stime molto diverse sull’andamento dell’economia statunitense nei 3 mesi precedenti. Siamo alla fine di marzo, ma c’è un netto disaccordo sull’entità dell’espansione economica USA nel primo trimestre.

Attualmente, l’analisi della Fed di Atlanta denominata GDP Now stima una crescita annualizzata inferiore alla media tendenziale nel primo trimestre pari all’1%, mentre il Nowcast della Fed di New York rileva un tasso di crescita molto incoraggiante del 3%. È una differenza enorme, considerando che entrambi i modelli probabilmente utilizzano input molto simili.
Il fatto che due modelli sofisticati possano produrre stime così divergenti su dati retrospettivi dà un’idea di quanto sia difficile stimare l’economia aggregata e, a maggior ragione, prevederne la direzione futura.

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