Arrivano gli stress test per l’industria dei fondi

Anche per l’industria del risparmio gestito sono in arrivo le misure di stress test. Dopo le raccomandazioni emanate a inizio anno dal Financial Stability Board in tema di liquidità dei fondi comuni, uso della leva finanziaria, prestito titoli e rischi operativi della gestione degli investimenti, le società di asset management sono già al lavoro per studiare e implementare tutte le procedure che consentiranno loro di dimostrare la capacità di far fronte ad eventuali shock finanziari di mercato e, soprattutto, di gestire la liquidità riducendo al minimo il rischio di causare crisi finanziarie a livello sistemico. Cruciale sarà quindi la definizione di nuovi approcci di gestione del rischio e la potenzialità delle società di gestione di svolgere un’attività di lobby per avere voce in capitolo su come le raccomandazioni del Financial Stabilty Board saranno recepite dalle Autorità competenti.

Sono questi i temi dibattuti in occasione del convegno organizzato da CACEIS, asset servicing del Gruppo Crédit AGricole, in partnership con Morningstar Italy, società leader nella ricerca indipendente sugli strumenti di investimento, i cui lavori sono stati aperti da Giorgio Solcia, Managing Director di CACEIS Bank, Italy Branch.

Lorenzo Macchia, Senior Counsel dello studio legale Zitiello Associati, ha sottolineato come “le raccomandazioni del Financial Stability Board spingano nella direzione di rafforzare le misure interne di trasparenza e di disclosure gravanti sui fondi, precisando che le informazioni dovrebbero essere fornite per iscritto e presentate in maniera tale da essere comprensibili per l’investitore, aiutando quest’ultimo a scegliere tra diversi tipi di fondi soprattutto in base agli strumenti utilizzati per gestire il rischio di liquidità, come per esempio l’esistenza di vincoli di liquidità e la composizione appropriata e diversificata del portafoglio. Tuttavia uno dei punti più interessanti è quello in cui si incoraggiano le autorità nazionali a considerare l’uso di stress test per valutare l’abilità dei fondi a fare fronte ai riscatti in situazioni di mercato particolarmente negative”.

In occasione del convegno, Morningstar ha invece presentato il nuovo modello proprietario di valutazione dei rischi, basato su 36 fattori di rischio mostrando i risultati derivanti dall’applicazione di tale modello ad alcuni eventi recenti che hanno avuto evidenti ripercussioni sui mercati finanziari, dal voto sulla Brexit alle elezioni presidenziali americane dello scorso novembre. Infine, sono stati presentati i risultati dell’analisi sul mercato italiano delle small cap, tornato alla ribalta grazie al lancio dei nuovi PIR.

Francesco Paganelli, Manager Research Analyst di Morningstar EMEA, ha sottolineato come il nuovo modello “consideri una serie di dati proprietari, quali l’Economic moat (ossia il vantaggio competitivo di un’azienda), la salute finanziaria, la sua popolarità nei portafogli dei fondi (ownership popularity), la presenza in fondi con un elevato profilo di rischio (ownership risk) e le valutazioni in relazione alle stime quantitative sul fair value elaborate da Morningstar. Inoltre, l’analisi prende in considerazione l’esposizione settoriale, geografica e valutaria. Relativamente al mercato italiano delle small cap, le stime del modello confermano una lieve sopravvalutazione dell’indice FTSE Italia MidCap, in linea con le evidenze di altre metriche tradizionali, come il multiplo Price/Earnings. Tuttavia, le valutazioni del listino delle small e mid cap italiane sono più o meno in linea con altri indici di mercati sviluppati e quindi il segnale va contestualizzato nell’attuale panorama globale di valutazioni azionarie moderatamente care e superiori alla media di lungo periodo”.

Le società di gestione sono chiamate quindi a rivedere i tradizionali approcci alla gestione caratterizzato dalla separazione tra gestore e risk manager. Enrica Cisana, Director Practice Financial Service di PwC Advisory, ha affermato come “il mondo post Lehman e i suoi repentini mutamenti del regime suggeriscano agli operatori la necessità di adottare tecniche di misurazione del rischio che riflettano tempestivamente i repentini mutamenti di scenario e, soprattutto, di integrare il risk management nel processo di investimento. In questo nuovo contesto gli stress test e la valutazione degli impatti sul profilo di rischio, e di rendimento, del portafoglio non sono solo un passo in più del risk manager, ma un ulteriore input nelle mani del gestore”.

Tra le prime società a muovere i primi passi per integrare le misure di stress nell’ambito dei sistemi di gestione del rischio rientra Etica Sgr. Paolo Capelli, Responsabile Risk Management della società, ha dichiarato come “tali metriche siano state utilizzate nel fronteggiare alcuni recenti contesti di mercato, quali il Black Monday in Cina nel 2015 e Brexit nel 2016. In particolare, Etica Sgr conduce sia stress test “standard” (es. simulazioni di perdite significative sui mercati azionari), sia ad hoc (stress su fattori di rischio Paese o in scenari particolari di mercato). Inoltre nella gestione sono normalmente presi in considerazione i Component VaR per titolo, in funzione della possibilità di jump di volatilità, calcolando il VaR complessivo attraverso un modello proprietario. In occasione di paventati eventi di shock (es. Brexit), il gestore effettua il ribilanciamento di portafoglio, anche in forza delle perdite stimate, al fine di ridurre il rischio complessivo dei fondi”.

La strada è ormai tracciata e le società di asset management dovranno al più presto fare in modo che i loro fondi siano a prova di stress test, anche per non perdere un vantaggio competitivo nei confronti dei sottoscrittori. Eric Derobert, Group Head of Communications & Public Affairs di CACEIS, a chiusura del convegno, ha dichiarato come “sia importante oggi per le società di gestione effettuare un’attività di lobby che consenta loro di poter incidere sul modo in cui le raccomandazioni del Financial Stability Board saranno recepite dalle Autorità competenti. In particolare,  lo IOSCO dovrà recepire le misure relative alla liquidità entro la fine del 2017, mentre quelle relative all’uso della leva finanziaria entro la fine del 2018. CACEIS, a livello globale, da sempre conduce un’attività di lobby con le autorità regolamentari europee al fine di farsi portavoce degli interessi e delle esigenze delle asset management companies clienti. Questo grazie anche al supporto degli uffici locali di CACEIS, tra cui anche CACEIS Italia, i quali sono in grado di raccogliere a livello locale queste esigenze e trasferirle poi a livello centrale  nell’ambito di tavoli che periodicamente CACEIS organizza per fare il punto sulle evoluzioni normative in atto”.

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