Ubp: nella botte piccola…c’è il rendimento alto

L’attuale ripresa economica globale dovrebbe essere di supporto per i mercati azionari, a meno di un aumento significativo di rischi sistematici attualmente ritenuti poco probabili. Tale ripresa è stata supportata dalle attese di futuri investimenti in infrastrutture e nel settore manifatturiero, e da anticipazioni di mercato circa le opportunità d’investimento legate alle eventuali politiche fiscali di Trump. Ciò ha portato, conseguentemente, a performance positive anche sul fronte delle small e mid cap.
Le società a piccola e media capitalizzazione, anche con valutazioni elevate dovute a una crescita degli utili più sostenuta, possono dimostrare di avere un forte potenziale di crescita e, proprio sulla base di questo potenziale, riteniamo che tali valutazioni siano attualmente giustificate. Molte smid cap sono focalizzate su livelli di innovazione elevati e offrono un base effect più contenuto rispetto alle large cap, assicurando quindi le fondamenta per il mantenimento di questi tassi di crescita più alti.
Stati Uniti. L’economia statunitense ha continuato a crescere stabilmente nel secondo trimestre, con una speranza di rinascita del settore manifatturiero e un rimbalzo del consumo domestico come catalizzatori. Un simile contesto economico potrebbe avere un impatto positivo e di lunga durata sulle aziende americane, favorendo quindi maggiormente quelle società i cui utili dipendono maggiormente dalle attività onshore. Tra queste società si collocano le small cap, che tendono a crescere organicamente nel loro mercato interno.
Si dovrebbe, inoltre, verificare un cambiamento evidente nel panorama economico statunitense, con un rimbalzo dei consumi interni, tassi d’interesse più elevati e con l’annunciato pacchetto di riforme da parte del presidente Trump. E qui entrano in gioco diversi fattori chiave per le small cap. Un potenziale taglio della corporate tax al 15%, infatti, dovrebbe essere specialmente di supporto per l’azionario small cap, in quanto attualmente queste aziende pagano sempre più tasse rispetto a quelle di maggiori dimensioni. Una minore regolamentazione sarebbe quindi positiva per le small cap. Infine, la loro elevata sensibilità al ciclo economico fa sì che la performance relativa delle small cap mostri una correlazione positiva con il rendimento statunitense a 10 anni.
Europa. Il contesto caratterizzato da segnali di ripresa economica, dal Quantitative Easing, da tassi d’interesse bassi e da un’agenda politica in miglioramento, è favorevole per le società europee a piccola e media capitalizzazione. La recente crescita degli utili delle small e mid cap europee insieme a valutazioni in linea con la media storica sono inoltre delle valide ragioni per investire nell’asset class. Infatti, con una sottoperformance che nel 2016 è stata minore rispetto alle large, le società a più piccola dimensione hanno assistito a un derating, offrendo pertanto valutazioni interessanti rispetto al mercato nel suo complesso. Queste valutazioni relative sono in linea con la loro storia di lungo termine e i bilanci delle aziende più piccole sono in un una forma migliore con un rapporto tra indebitamento medio netto / EBITDA di meno di 1,1x contro un 3,9x delle large cap. Infine, il fatto che siano caratterizzate da un forte slancio in termini di crescita degli utili in confronto alle società a maggiore capitalizzazione, rispetto ai cicli precedenti, è un altro fattore di supporto.

Giappone. In Giappone, l’indice Topix Small Cap è salito del 48,16% dal 30 aprile 2007 al 30 aprile 2017, sovraperformando in maniera significativa il Topix in generale. Il quadro è ancora più estremo se consideriamo il Topix Core 30, che rappresenta i 30 maggiori titoli in Giappone. La volatilità è spesso avvertita come più elevata nel segmento small cap, ma la realtà evidenzia come nel lungo periodo le small cap tendano a essere meno volatili. Le ragioni alla base di ciò sono due:

  1. Le small cap tendono a essere meno influenzate dalle fluttuazioni dello yen;
  2. I volumi e i flussi nel mercato azionario giapponese sono dominati dagli investimenti da parte degli stranieri e la maggior parte delle volte tali flussi sono concentrati nelle società a maggiore capitalizzazione. Gli investitori locali invece si incentrano più sulle aziende più piccole.

Le small e mid cap nipponiche, inoltre, stanno scambiando a valutazioni attraenti. Per di più, sarebbero le prime a trarre vantaggio da una ripresa della domanda interna che è l’obiettivo primario della “terza freccia” della strategia di crescita dell’Abenomics.
Svizzera. Decenni di forza del franco svizzero, sebbene sia stato spesso un fattore sfavorevole, non hanno mai impedito alle società elvetiche di tutte le capitalizzazioni di mercato di espandersi a livello internazionale. Queste aziende hanno infatti imparato ad adattarsi a una valuta sempre in apprezzamento. E lo hanno fatto focalizzandosi su vantaggi competitivi e su innovazione, mantenendo al contempo un controllo sui costi.
Il segmento delle small e mid cap svizzere, rappresentato dall’indice SPI Extra, ha generato forti ritorni nel lungo periodo, sovraperformando l’indice SPI (relativo a tutte le società elvetiche) l’indice SMI (relativo alle large cap) e l’azionario globale in generale. L’indice SPI Extra presenta inoltre una maggiore diversificazione e un rischio di concentrazione ridotto sia a livello di titoli, sia di settori.
Infatti, sebbene la Svizzera sia nota per alcune aziende globali di grandi dimensioni – come Novartis e Nestlé – anche all’interno dell’universo small cap è possibile riscontrare alcuni nomi che sono diventati leader a livello globale, spesso in mercati di nicchia ma comunque interessanti. Le società svizzere di piccole e medie dimensioni hanno da giocare inoltre un ruolo sempre maggiore nei Mercati Emergenti che stanno maturando e che cominciano ad affrontare fasi di crescita con un valore aggiunto più elevato in termini di tecnologia, automazione e scelte di consumo. Le small e mid elvetiche offrono quindi la stabilità di un mercato sviluppato e piuttosto decorrelato, con un’esposizione indiretta ai Mercati Emergenti e potrebbero pertanto beneficiare ulteriormente di una futura crescita in questi Paesi.
 Il punto. Il contesto attuale è positivo per il segmento small e mid cap e ciò rende questa asset class una valida alternativa in termini d’investimento.
Le società a piccola e media capitalizzazione sono più volatili rispetto alle large cap solo in maniera marginale, ma offrono ritorni aggiustati per il rischio interessanti e performance storicamente migliori rispetto alle aziende più grandi.
Riteniamo pertanto che un portafoglio ben bilanciato debba optare per un’allocazione di lungo termine nel segmento small e mid cap favorendo le gestioni attive in quanto gli approcci passivi in questo segmento non sono particolarmente efficienti. Queste società tendono infatti a sovraperformare le large cap nel lungo periodo e la loro corretta selezione diventa un fattore altamente premiante. Più elastiche e meno esposte alle oscillazioni valutarie, inoltre, tendono ad avere un percorso migliore in termini di offerta di valore.

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