Fixed income: titoli high yield in euro non abbastanza redditizi

A cura di Pictet Am
Per gli investitori disposti ad assumersi maggiori rischi in cambio di rendimenti più alti, oggi il mercato del credito è molto meno interessante. Si tratta essenzialmente di una questione di valutazione. Dato l’ormai esiguo spread fra debito non investment grade e titoli di Stato, le obbligazioni corporate sono vulnerabili all’eventualità di variazioni dei tassi di interesse a fronte di un’accelerazione congiunturale. D’altro canto,  nel caso di un’espansione economica deludente, i premi attuali offrono un magro compenso per il conseguente aumento del rischio di default.
Dopo il rally seguito alle elezioni francesi, le valutazioni del debito high yield europeo non sono affatto allettanti. Fra tutte le asset class da noi monitorate, questa è la più onerosa in termini storici: i prezzi correnti sono i più alti da decenni. Il differenziale di rendimento rispetto  ai Bund si è ridotto ad appena 330 punti base  – quasi la metà dello spread di inizio 2016  (si veda il grafico). Siamo quindi convinti che i rischi superino  i potenziali benefici e tagliamo l’esposizione  al debito high yield europeo dalla neutralità al sottopeso.
Inoltre, dato che a livello globale molte banche centrali stanno alzando i tassi o riducendo le misure di stimolo, siamo prudenti verso gran parte  degli strumenti fixed income. Continuiamo pertanto a sottopesare il debito investment grade europeo e i titoli di Stato di eurozona, Svizzera, Regno Unito e Giappone; abbiamo inoltre un assetto neutrale sulla maggioranza degli altri mercati  obbligazionari.
L’universo fixed income è però variegato e, anche se le prospettive dell’asset class nel suo insieme non sono molto incoraggianti, le opportunità non mancano. Al momento ne vediamo tre. Primo, continuiamo a vedere nei Treasury USA uno strumento di copertura contro i rischi geopolitici o un eventuale rallentamento della crescita.
Secondo, le obbligazioni investment grade USA dovrebbero beneficiare della stabilità degli utili aziendali. Vale anche la pena di notare  che l’asset class è molto più conveniente rispetto  alla sua omologa europea.
Terzo, vediamo del potenziale nei mercati  emergenti in valuta locale. Per quanto non più così a basso  costo come qualche mese  fa, questo segmento presenta le valutazioni più appetibili del settore fixed income. Il contesto economico positivo dovrebbe svolgere un ruolo favorevole e il probabile  calo del dollaro punta  a un apprezzamento delle valute di molti paesi emergenti, che darebbe impulso ai rendimenti complessivi.
Sul mercato dei cambi il biglietto verde dovrebbe indebolirsi rispetto  alla maggior parte  delle altre divise, poiché secondo i nostri modelli è ancora su livelli molto alti. Per di più, il posizionamento degli investitori, prevalentemente sovrappesato, è squilibrato. È quindi prevedibile una correzione.

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