L’azionario europeo scalda i motori

A cura di Witold Bahrke, Senior Macro Strategist di Nordea Am
Un azionario europeo pronto a correre? Tutti i segnali sembrano dire di sì e l’augurio è che non sia la solita falsa speranza. Non è una novità, infatti, respirare un certo clima di fiducia intorno all’equity del Vecchio Continente, ottimismo che stavolta trova radici nell’attenuazione del rischio politico, unita a un mix di fondamentali solidi, politica monetaria ancora accomodante e valutazioni a sconto. Il copione non è nuovo, dunque, ma i precedenti film hanno visto gli investitori parlare piuttosto che agire, dimostrando una certa mancanza di convinzione nelle potenzialità degli asset europei.
Finora il forte momentum macroeconomico, una crescita superiore agli Usa e valutazioni favorevoli non sono state sufficienti a vincere lo scetticismo dei mercati. Gli investitori, infatti, piuttosto che andare a caccia di affari, negli ultimi trimestri sono rimasti in disparte, intimoriti dal folto calendario politico del 2017 e dai rischi ad esso correlati. Dopo la vittoria di Macron, però, i timori sembrano essere stati lasciati alle spalle e la politica, che ha condizionato negativamente la performance dell’azionario europeo nel 2016 e all’inizio del 2017, dovrebbe quindi tornare a lasciare spazio ai fondamentali.
Guardando la situazione col senno di poi, sembra di fatto che la paranoia politica sia stata eccessivamente prezzata dalle Borse e che ora i mercati abbiano volto lo sguardo su economia, utili societari e politica monetaria.
Analizzando i tre ambiti separatamente, gli indicatori di crescita in Europa sono solidi e ci aspettiamo continuino ad esserlo, specialmente rispetto ad altre regioni. Nel 2016 il PIL dell’Eurozona ha registrato un +1,8%, battendo il +1,6% degli Usa. Tale scenario non si vedeva dal 2008 e indica come la differenza di marcia tra le due aree si sia molto assottigliata. Sebbene questo trend non si sia ancora riflesso nella performance dell’azionario, consideriamo una piena rimonta come possibile.
Sul fronte dei fondamentali, i risultati delle società europee lasciano presagire una delle migliori stagioni degli ultimi dieci anni. Gli utili del primo trimestre appaiono in crescita del 23% rispetto allo stesso periodo 2016: molto meglio delle attese. Inoltre, le revisioni al rialzo delle stime sugli utili stanno superando quelle al ribasso, cosa successa solo due volte da cinque anni a questa parte.
Infine, nonostante la Bce si stia muovendo verso un inasprimento della politica, le condizioni monetarie dell’Eurozona rimangono più accomodanti in termini relativi. Di fronte a una FED e a una PBoC alle prese con un rialzo dei tassi, Francoforte sta resistendo alle pressioni, confermandosi la più ‘colomba’ tra le banche centrali delle tre principali economie mondiali.
Crediamo, quindi, ci sia ancora un bel po’ da spremere nell’azionario continentale, il cui rapporto rischio-rendimento appare sempre più interessante, sebbene sia preferibile rimanere vigili e scegliere bene i cavalli su cui puntare. L’Area Euro non è certo a taglia unica: esistono forti differenze tra i Paesi, disuguaglianze che sono destinate ad ampliarsi anche a livello di settore e singoli titoli sia per effetto delle differenti politiche monetarie sia per il possibile aumento dell’incertezza macroeconomica legata a dinamiche tipiche della fine del ciclo economico.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!