Le “Inadempienze Probabili” saranno la prossima sfida per le banche italiane

Per il comparto bancario italiano la prossima sfida sarà fortemente focalizzata sulle inadempienze probabili (“Unilikely To Pay”, UTP), ovvero i crediti per i quali la banca ritiene improbabile un rimborso integrale.  Il volume degli UTP, inferiore a quello delle sofferenze (“Bad Loans”) in termini di Gross Book Value (€117 miliardi vs. €200 miliardi) ma superiore in termini di Net Book Value (€86 miliardi vs. €85 miliardi) richiederà l’adozione di una mirata strategia di gestione da parte delle banche italiane.
In tale direzione si inserisce anche l’entrata in vigore dell’IFRS9 dal 2018, il cui approccio “early warning” “forward looking” determinerà la classificazione di una maggiore quota di crediti performing come Non Performing Exposure (NPE) o inadempienze probabili ed un maggiore tasso richiesto di copertura.
È quanto emerge dall’ultima analisi condotta da PwC sul segmento delle inadempienze probabili, dal titolo “Il mercato italiano dei crediti UTP: Ready to tackle the challenge?”
Pier Paolo Masenza, Financial Services Deals Leader di PwC commenta: “Gli istituti italiani, focalizzando i propri sforzi verso una gestione proattiva delle esposizioni UTP, che si traduce in una segmentazione mirata del portafoglio piuttosto che nella gestione integrata delle singole posizioni, potranno cogliere l’obiettivo di ridurre tali esposizioni mediante un superiore tasso di rientro a credito performing ed uno minore di passaggio a sofferenze”.
I dati chiave a fine 2016:  Le Non Performing Exposure (NPE) del settore bancario italiano erano a fine 2016 le più elevate in Europa, per un valore (GBV) di €324 miliardi, con un calo del -5% rispetto al picco raggiunto a fine 2015 di € 341 miliardi. All’interno di questi volumi, il segmento delle inadempienze probabili a fine 2016 ammontava a €117 miliardi (GBV), in calo di circa l’8% rispetto al dato di €127 miliardi di fine 2015, per effetto dei minori flussi in entrata dai crediti performing e dalle esposizioni scadute (“Past Due”).
Nel dettaglio, le coperture rispetto al NBV per le inadempienze probabili a fine 2016 erano pari ad €86 miliardi con un tasso di copertura medio del 27%, superiore rispetto al comparto delle sofferenze, pari ad €85 miliardi ed un tasso di copertura medio del 57%.
Elevata concentrazione: 83% riferito a 10 maggiori banche, 93% a prime 20 Il portafoglio delle inadempienze probabili in Italia mostra un’elevatissima concentrazione: l’83% è concentrato tra le 10 maggiori banche (era l’81% a fine 2015) ed il 93% è invece riferibile alle maggiori 20 banche (in linea con il 2015).
Osservando il trend di progressivo calo del volume complessivo degli UTP (-8% nel 2016 rispetto al 2015 e -3% a fine 2015 vs. 2014), questo accomuna tutte le maggiori banche italiane, con le eccezioni Carige (+15%), BPM (+4%), Banca Popolare di Vicenza (+4%) e Veneto Banca (+25%).  L’urgenza di una gestione mirata dei delle inadempienze probabili è confermata dall’incidenza rispetto ai volumi complessivi di NPE: considerando le 20 maggiori banche italiane, il 37% delle NPE è rappresentato appunto da UTP, mentre per 12 istituti tale quota è superiore al 40%, un’incidenza fortemente significativa.
L’impatto dell’IFRS9  La transizione all’IFRS9 dallo IAS39, in vigore dall’1 gennaio 2018, introdurrà un differente approccio di valutazione, con la possibilità che una maggiore quota del portafoglio crediti debba essere classificata tra le categorie più rischiose. Le banche dovranno prevedere accantonamenti sulla base delle perdite attese e non solo all’occorrenza di specifici eventi (da impairment test). Dovranno quindi adottare un approccio che guarda al futuro al fine di anticipare e prevedere perdite ai primi segnali di deterioramento del credito.
Tale innovazione richiederà non solo nuovi strumenti, ma anche un approccio diverso fortemente proattivo e nuove capacità all’interno degli istituti bancari. Da un lato, per il portafoglio crediti gestito, dovranno fortemente rafforzare le funzioni di monitoraggio del credito insieme a nuovi strumenti per la misurazione del rischio di credito (KPI, index, soluzioni avanzate di CRM). Dall’altro lato, per il portafoglio eventualmente oggetto di cessione, dovranno definire unità specializzate nella strutturazione e nella esecuzione delle operazioni straordinarie (elaborazione e remediation dei dati, cartolarizzazioni).
Alessandro Biondi, Co-Head NPL di PwC conclude: “La gestione proattiva dello stock UTP è senza dubbio una sfida complessa, che richiede un mix di capacità molto articolato, di data quality e due diligence, ristrutturazione e gestione del turnaround, M&A e special situation. L’insieme di queste expertise determinerà lo sviluppo di un approccio personalizzato per ogni posizione del portafoglio, consentendo la sua gestione tempestiva e mirata”.

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